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Le infiltrazioni nella società vibonese: appalti e concorsi al centro del “patto” tra politica e cosche

Il ruolo dell’inchiesta “Maestrale-Carthago”. Accertati gli interessi delle consorterie criminali sulla gestione delle mense. Con l’operazione “Ricatto” già nel 2005 gli inquirenti ritennero di aver scoperto illeciti attorno al nuovo ospedale

La ’ndrangheta da un lato e la politica dall’altro. Un incrocio di interessi al centro del quale c’è la sanità pubblica vibonese, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro «completamente e totalmente asservita alla criminalità organizzata ed agli esponenti politici regionali». Con il devastante risultato che «appalti, concorsi ed atti ispettivi» sarebbero diventati nient’altro che «meri strumenti per favorire sia le strutture criminali che i politici locali e regionali». Le parole impresse dalla Procura antimafia nelle carte dell’inchiesta “Maestrale-Carthago”, l’operazione che di fatto ha riportato nella bufera giudiziaria l’Asp di Vibo, sono pesantissime. Il processo – scaturito dall’unione con le inchieste “Olimpo” e “Imperium” – è attualmente ancora in corso e dunque le singole posizioni di ex dirigenti e dipendenti dell’Azienda sanitaria coinvolti dovranno ancora passare al vaglio dei giudici. Ma è certamente impressionante il quadro descritto dall’inchiesta che, ultima in ordine di tempo, ha investito l’Asp vibonese. All’interno della quale sarebbero «rappresentate le varie consorterie criminali» della provincia – dai Mancuso agli Accorinti, passando per le “locali” di Sant’Onofrio, San Gregorio e Mileto – che «tramite specifici dirigenti sanitari» avrebbero condizionato l’ente.

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