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Inchiesta Ergon a Catanzaro. "Mi sono tagliato le mani in macelleria, ma ho dovuto dire essermi fatto male a casa"

«È anche capitato io mi tagliassi le mani, lavorando in macelleria, ma su disposizione di Paolo Paoletti, in Pronto soccorso, ho dovuto dichiarare di essermi fatto male a casa. Tutte le volte che mi infortunato al lavoro, mi sono recato al Pronto soccorso di Soverato, dove sono stato medicato e cucito di volta in volta. Solo in un’occasione mi hanno incollato la falangetta del pollice sinistro, tagliato al centro con un segaossa elettrico, del quale era dotato il reparto macelleria».

È quanto ha dichiarato alla Guardia di finanza di Catanzaro un dipendente delle imprese facenti capo all’imprenditore catanzarese Paolo Paoletti, 58 anni, arrestato stamani. L’inchiesta Ergon, coordinata dalla Procura di Catanzaro, contesta a Paoletti anche il falso ideologico poiché avrebbe «dietro la minaccia di licenziamento» costretto alcuni lavoratori «a dichiarare falsamente al personale del Pronto soccorso, di Soverato di aver subito un incidente domestico».

In un’altra occasione un dipendente si era fratturato un piede spostando una pedana. L’uomo era stata mandato a casa a cambiarsi - scrivono nella richiesta di misure cautelari il procuratore Vincenzo Capomolla, l’aggiunto Giulia Pantano e il sostituto Saverio Sapia - per non doversi presentare in ospedale con gli abiti da lavoro.

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