Dalle migrazioni verso la Calabria arriva una soluzione per contrastare l’inverno demografico della nostra regione. I dati contenuti nel Dossier statistico sull’immigrazione 2024, presentato ieri all’Università “Magna Graecia” di Catanzaro dalla referente calabrese per il Centro studi e ricerche Idos, Roberta Saladino, sembrano suggerire questa lettura per il futuro della regione, che ormai da anni vive il duplice problema dell’emigrazione di popolazione giovane e dell’innalzamento dell’età media della popolazione rimanente: «Esaminando soltanto la popolazione autoctona, si registra un forte decremento a causa non soltanto del calo delle nascite ma anche di una ripresa importante dei flussi in uscita. Grazie all’apporto demografico della popolazione straniera riusciamo a tamponare l’emorragia demografica: secondo il bilancio dell’Istat sulla base dei dati provvisori, la popolazione autoctona non cresce anche a causa dei livelli delle nascite molto bassi che non sono sufficienti per il ricambio generazionale», ha spiegato Saladino durante la presentazione moderata dal docente Umg Domenico Bilotti. Osservando i dati, emerge come la componente demografica straniera sia effettivamente cruciale per il rallentamento del declino della popolazione regionale, che nel 2023 ha registrato un saldo naturale negativo tra nati e morti (-8.886) e una migrazione con saldo negativo (-2.949): in totale, la Calabria ha fatto segnare 13mila residenti in meno rispetto al 2022. L’invecchiamento della popolazione calabrese è visibile con un indice di vecchiaia del 189% al 1° gennaio 2024. Questo dato implica che ogni 100 giovani sotto i 15 anni ci sono 189 anziani sopra i 65 anni. Si stima che tale indice possa salire al 233% entro il 2030, influenzando la forza lavoro e il sistema pensionistico locale.