Non dovrebbe mai succedere che la vittima di un reato sessuale si ritrovi gomito a gomito con il suo aguzzino, eppure è successo per ben due volte a una minorenne, vittima di un episodio di violenza sessuale. In entrambi i casi il braccialetto elettronico, posto a tutela della ragazzina, non ha funzionato, esponendola a un grave rischio e a stati d’ansia.
La giovane era stata vittima di violenza sessuale nell’estate 2023, durante una festa di compleanno in un locale del Basso Ionio soveratese. L’uomo accusato di averla aggredita sessualmente sta affrontando il processo; il 10 luglio scorso, con un’ordinanza il Tribunale ha disposto la sostituzione della misura cautelare degli arresti domiciliari a carico dell’imputato, con quella meno afflittiva del divieto di avvicinamento a una distanza non inferiore a 500 metri dalla vittima, con applicazione del braccialetto elettronico, per verificare la corretta esecuzione della misura coercitiva.
Tuttavia, dopo poco più di un mese dall’applicazione della misura all’imputato, il 19 agosto scorso si è verificato il primo malfunzionamento dell’apparecchio, in quanto non è stato rilevato alcun segnale o alert, nonostante sia la vittima che l’uomo accusato di violenza nei suoi confronti si trovassero nello stesso supermercato. Il fatto grave è che a un certo punto la ragazza sarebbe venuta addirittura a contatto con l’imputato. In quell’occasione l’avvocato Vincenzo Garzaniti, che assiste la giovane, aveva chiesto al Tribunale di Catanzaro (prima sezione penale) di disporre le necessarie verifiche su quanto accaduto e di adottare i provvedimenti più opportuni per tutelare la vittima.
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