La società Sovreco, titolare della discarica di Columbra, porta la Regione in giudizio davanti al Tar. E lo fa chiedendo al Tribunale amministrativo della Calabria di annullare, previa sospensione, le delibere di Giunta e di Consiglio, rispettivamente del 21 giugno e del 24 luglio 2024, che hanno modificato il Piano di gestione dei rifiuti introducendo criteri più restrittivi per la realizzazione di nuovi impianti di smaltimento e l'ampliamento di quelli già esistenti. «I provvedimenti sono illegittimi – scrive nel ricorso l'avvocato Nico Moravia per conto della società crotonese – perché impediscono di realizzare ampliamenti nella discarica di Sovreco per rifiuti pericolosi, mentre non hanno valutato le modalità di smaltimento dei rifiuti di questo tipo che sono prodotti nella bonifica del Sito di interesse nazionale di Crotone-Cassano-Cerchiara». Infatti, secondo l'azienda di proprietà dei fratelli Gianni e Raffaele Vrenna, entrambi gli atti impugnati «da un lato non consentono l’ampliamento all’impianto di Sovreco che è l’unico in Calabria che può smaltire rifiuti pericolosi». E dall’altro, non definiscono «dove andranno smaltiti sul territorio regionale i rifiuti pericolosi» derivanti dai futuri interventi di risanamento ambientale dell'ex area industriale di Crotone. Lo scorso primo agosto, il ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, approvando lo stralcio del Pob Fase 2, ha autorizzato Eni Rewind a conferire 362 mila tonnellate di scorie pericolose, prive di Tenorm e amianto, nella discarica di Columbra. Invece, le restanti 397 mila tonnellate di sostanze non pericolose troveranno spazio in strutture dislocate fuori regione. Ma la disposizione del Mase è stata messa in discussione dagli enti locali e dal mondo associativo che si stanno opponendo allo smaltimento "in loco" dei rifiuti pericolosi al punto da costringere il dicastero a rivedere il piano originario. La Sovreco punta l'indice contro l'introduzione da parte dell'esecutivo del governatore Roberto Occhiuto «del nuovo criterio di localizzazione riferito al fattore di pressione areale» che le vieta «ogni ampliamento della propria discarica». In quanto, riporta il reclamo, «le due discariche hanno una limitata capacità residua che è di 229.443 metri cubi per la prima discarica dei rifiuti speciali non pericolosi e di 520.574,00 metri cubi per la seconda discarica dei rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi».