Se l'è aggiudicato il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica il primo round del contenzioso amministrativo scaturito dalla decisione presa dallo stesso Mase di autorizzare Eni Rewind a smaltire i rifiuti pericolosi della bonifica dell'ex area industriale di Crotone nella discarica di Columbra. Ieri infatti il Tar della Calabria, non accogliendo in questa prima fase il ricorso presentato dai Comuni di Scandale, Strongoli e Santa Severina e dal Partito democratico di Crotone, ha rigettato la loro richiesta di sospendere l'efficacia del decreto col quale il dicastero, lo scorso primo agosto, ha approvato lo stralcio del Piano operativo di bonifica Fase 2 elaborato dalla società del gruppo Eni. Si tratta del provvedimento col quale il Ministero ha dato l'ok alla multinazionale a conferire 362 mila tonnellate di scorie pericolose, prive di Tenorm e amianto, nell'impianto dell'azienda Sovreco. Mentre le restanti 397 mila tonnellate di sostanze non pericolose troveranno spazio in strutture dislocate fuori Calabria. Da qui la scelta dei tre enti locali e del Pd (come hanno fatto anche la Provincia e il Comune di Crotone), di sollecitare al Tribunale amministrativo regionale l'annullamento, previa sospensione, della disposizione del Mase. «Non sussiste – scrive nel decreto il presidente del Tar Calabria Giancarlo Pennetti – un pregiudizio di estrema gravità ed urgenza». In quanto, dal cronoprogramma dei lavori trasmesso il 23 ottobre dall'azienda amministrata da Paolo Grossi, «si evince che da qui alla data dell’udienza camerale collegiale», del 20 novembre, «in cui verrà esaminata la domanda cautelare ordinaria, non sono previste attività di deposito permanente» delle «scorie industriali attualmente giacenti» nel «sito contaminato». Quindi, per il giudice amministrativo «non sussistono ancora tutte le condizioni necessarie per l’avvio delle attività» di risanamento ambientale del Sin di Crotone.