È una sentenza che rischia di mettere seriamente a rischio i conti del Comune capoluogo, quella pronunciata dalla settima sezione del Consiglio di Stato a favore della Cadi Srl, la società che si vede riconoscere dai massimi giudici amministrativi un risarcimento mostruoso, al termine di una battaglia legale durata oltre quattro lustri, ovvero, 20 anni. Il verdetto pronunciato nei giorni scorsi, sostanzialmente, obbliga l’Ente a versare nelle tasche dell’azienda dell’imprenditore Francesco Cascasi, 3.6 milioni di euro (compresi gli interessi), respingendo – come aveva fatto anche il Tar Calabria – il ricorso di Palazzo “Luigi Razza” che avrebbe preteso il ribaltamento del dispositivo del Tribunale amministrativo regionale. Hanno avuto ragione, piuttosto, gli avvocati Alessio Colistra e Pino Altieri, nel propugnare le ragioni legate alla realizzazione di un progetto di nautica da diporto – presentato nell’ormai lontano 2000 – inerente la realizzazione di una infrastruttura nello scalo vibonese per la quale la Cadi aveva presentato domanda per il rilascio della concessione demaniale marittima, della durata di 30 anni. Un’opera, del valore di circa 20 milioni di euro che indubbiamente avrebbe stravolto quel malato cronico che il porto di Vibo Marina. La società, in realtà, avrebbe preteso un risarcimento pari a quasi il doppio della cifra riconosciuta dal Consiglio di stato, che ha preso in esame il fatto che la Cadi avesse «omesso di richiedere la tutela cautelare, che avrebbe verosimilmente eliso o di molto attenuato il danno da ritardo, e dall’altro non aveva contribuito, quanto alla Valutazione di impatto ambientale (Via), a sbloccare essa stessa la situazione, producendo la documentazione richiesta ai fini della “Via”, per quanto infine essa non fosse necessaria dal competente Ministero». Durissimo il giudizio nei confronti dell’Ente che ha fatto orecchio da mercante «rispetto alla decisione assunta dalla Conferenza dei servizi», sebbene pareri negativi fossero arrivati pure dalla Regione, «perché l’area in concessione sarebbe risultata in contrasto con le previsioni del piano regolatore portuale», e dalla Capitaneria di porto (incompetente in materia ma interpellata dal Ministero delle Infrastrutture), la quale aveva paventato «la compromissione, nel caso in cui si fosse realizzata l’opera delle esigenze di sicurezza generale del porto». Cosa accadrà a questo punto? Il Comune dovrà risarcire il danno da 3.6 milioni di euro alla Cadi Srl. Una cifra che potrebbe mandare gambe all’aria i conti in precario equilibrio dell’Ente. Anche se, in modo previgente, 2.8 milioni erano stati già accontanati –in previsione di una sentenza negativa –nel fondo contenziosi che oggi ammonta a nove milioni di euro complessivi. Ergo, i rimanenti 800mila euro potrebbero essere presi sempre da lì per poi ricostituirli in un tempo più dilatato ma compatibile con le regole severe del Patto salva-città. Non si esclude nemmeno l’apertura di un dialogo da parte dell’amministrazione con l’imprenditore Francesco Cascasi che ieri, accompagnato dai suoi legali, è rimasto a lungo a dialogare con il sindaco Enzo Romeo e l’assessore al Contenzioso Marco Talarico senza che alla fine dell’incontro trapelasse nulla.