In un periodo nel quale il capoluogo di regione sta provando a ricostruire la sua identità e a proiettarsi nel futuro con una programmazione urbanistica al passo coi tempi, il nodo Parco Romani resta sempre sul tavolo. La grande incompiuta del quartiere Sala è tornata al centro dell’attenzione dopo essere stata vittima di una sorta di rimozione collettiva - tranne che da parte dei circa 130 investitori - per un decennio. L’istituzione di un tavolo politico-tecnico ad hoc e l’inserimento nel documento preliminare del Psc quale futuro elemento di rigenerazione urbana hanno aperto nuove prospettive, con tanto di sopralluoghi tecnici per verificarne le condizioni. Ma la tempistica di recupero è ancora un’incognita. Anche perché prima di tutto occorrerà individuare la funzione che, quello che sarebbe dovuto diventare un centro direzionale e commerciale, sarà chiamato ad avere. E non è un percorso facile, sia per le condizioni strutturali che richiederanno importanti investimenti di recupero, sia per via dell’intreccio di proprietà tra pubblico (con Catanzaro Servizi) e privato (con un’elevata frammentazione). «Finora si è visto molto fumo e poco arrosto» ha affermato il consigliere comunale Gianni Costa, che sin dall’inizio della sua esperienza a Palazzo De Nobili ha continuato a cercare di tenere alta l’attenzione sulla mega struttura. «Alle parole non sono seguiti fatti concreti – ha aggiunto – e anche il tavolo politico-tecnico non si è più riunito, nonostante annunci e rassicurazioni rimaste solo fumose».