La legge istitutiva dell’Azienda unica “Dulbecco” è stata finora fra i tratti salienti della sua legislatura. «E mi auguro che pure alla fine del mio mandato questo grande ospedale universitario di Catanzaro, di cui si parlava da un ventennio, abbia davvero contribuito a rendere attrattiva la Sanità calabrese cominciando ad abbattere la migrazione nel settore e, allo stesso tempo, formando professionisti pronti a rimanere a lavorare qui».
Il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso fa il punto della situazione su due temi caldi del capoluogo, l’integrazione fra “Pugliese-Ciaccio” e “Mater Domini”, che stenta a decollare, e la Facoltà di Medicina, tornata al centro del dibattito e delle polemiche politiche.
A poco meno di due anni dal varo della legge e dalla firma del protocollo d’intesa, a che punto siamo?
«Si sono fuse due importanti e consistenti arterie sanitarie della città, le integrazioni amministrativa e del personale sono state completate, anche se con non poche difficoltà. I risultati di ciò che volevamo non sono ben visibili alla cittadinanza, ma consideriamo che uno degli scopi era mettere al sicuro la Facoltà di Medicina dell’Umg con le sue Scuole di specializzazione: se non avessimo realizzato questa integrazione qualcosa si sarebbe persa. Non ritengo secondario aver dato sicurezza a Medicina assicurandole continuità, ma sull’assistenza sanitaria si deve fare ancora tanto».
Cosa poteva essere già fatto e non lo è stato?
«In base al protocollo, il Pronto soccorso al Policlinico per cui sono previsti 25 milioni di euro, ma capisco i problemi oggettivi di passaggi burocratici importanti come l’Atto aziendale ancora da validare dalla Regione (potrebbe essere approvato nella prossima settimana, ndr) e da inviare al Ministero. Credo si tratti solo di problemi burocratici che “colpiscono” tutti i settori, non solo la Sanità, che comunque è giusto rispettare perché sono passi obbligati. Inoltre, i risultati concreti che vorrei vedere riguardano la riduzione del numero di calabresi che vanno a curarsi fuori regione, la riuscita dell’integrazione sul piano sanitario andrà misurata con la diminuzione della mobilità passiva a partire dal 2025. La governance ha un grande lavoro da fare».
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia