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Taverna piange il piccolo Mattia Scumaci colto da malore nel campo di calcio: “Dolce e felice”

Giovedì sera la tragedia: il 12enne si è improvvisamente accasciato al suolo. Il pallone era il suo sogno. Centinaia di messaggi di cordoglio

Dopo la tragica notizia dell’improvvisa scomparsa del 12enne Mattia Scumaci, stroncato da un malore giovedì sera mentre si stava allenando nel campo di calcio del paese, la comunità di Taverna è ancora incredula. Un risveglio profondamente triste che non può che tradursi nella più sincera e affettuosa vicinanza alla famiglia del giovanissimo alunno che frequentava la seconda media dell’istituto comprensivo.
Mattia, quella dannata sera, come sempre, stava inseguendo il suo pallone, il suo ultimo pallone purtroppo, quando per cause ancora in corso di accertamento si sarebbe accasciato a terra accusando un male improvviso, forse una fitta, che purtroppo nel giro di alcuni minuti non gli ha lasciato scampo. Quando sono arrivati i soccorsi, seppure tempestivamente, il personale sanitario del 118 non ha potuto far molto, constatando infine il decesso del povero bambino.
Una tragedia immane che, come si accennava, si è consumata nel giro di pochissimo tempo; una violenta sberla del destino che si è accanito in un campo da gioco. E in queste ore ci si sta ancora chiedendo come sia possibile morire così. Sconcerto, incredulità quindi, rabbia, tutte reazioni comprensibilissime adesso: il dolore è unanime e ha sconvolto tutta la Presila, perché qui in questi paesi tutti vicini, arroccati su crinali che quasi si abbracciano, le distanze sono minime e i campanili si sentono tutti, quasi le voci si sentono e le voci a volte anche se soffuse sono urla, urla di dolore per la vita che va via, per la scomparsa di un ragazzino che era la gioia di vivere, sempre incollato al pallone, nel suo ruolo di portiere.
Dolce e felice. Mattia era così, pieno di vita, come tanti alla sua età. Nei suoi sogni maledettamente infranti c’era il calcio, così come per suo fratello, che ha militato nelle giovanili del Catanzaro e ora gioca nella Polisportiva Pino Donato. Il calcio nel sangue dunque, eredità trasmessa da papà Carmine, condivisa da mamma Carmen, docente della Primaria nello stesso istituto comprensivo del figlioletto.
Taverna si stringe attorno alla famiglia in un’atmosfera mesta, in un susseguirsi di emozioni devastanti. Messaggi a centinaia sui social.

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