Terrore in ospedale. Ieri sera intorno alle 21 è stato aggredito il primario del pronto soccorso di Lamezia Terme, dottor Rosarino Procopio. A comunicarlo l’Azienda Sanitaria di Catanzaro. L’aggressione è avvenuta da parte dei parenti di una degente che doveva essere dimessa dal reparto di Osservazione breve intensiva. Il dottor Procopio, durante il colloquio con i familiari, stava spiegando che il periodo di osservazione clinica era terminato, l’iter diagnostico concluso e la signora poteva rientrare a domicilio con la terapia prescritta dai sanitari quando uno dei tre parenti che erano presenti al colloquio, L. S., ha cominciato a inveire contro il sanitario opponendosi alla dimissione. Appena il sanitario si è girato per rientrare nella sua stanza, lo ha colpito alla schiena con un manganello che teneva nascosto sotto un giubbotto.
Sono intervenuti tempestivamente gli uomini della sorveglianza aziendale, gli agenti del posto di polizia del Pronto soccorso e agenti del Commissariato che stavano scortando un paziente. Accertamenti sull’episodio sono in corso tuttora da parte della Polizia di Stato.
Arrestato l'aggressore
Gli agenti del commissariato di Polizia di Lamezia Terme hanno arrestato in flagranza di reato differita il responsabile dell’aggressione al primario del Pronto Soccorso di Lamezia Terme, Rosarino Procopio, colpito con un manganello dal nipote di una paziente. Si tratta di Carlo Sacco, 28 anni, accusato di lesioni aggravate. L’uomo era stato identificato già nell’immediatezza dei fatti da alcuni agenti che si trovavano nell’ospedale lametino per scortare un paziente e che erano intervenuti per bloccare l’aggressore. Le indagini sono coordinate dal procuratore capo di Lamezia Terme, Salvatore Curcio, che ha chiesto la conferma della detenzione in carcere all’ufficio competente. L’aggressione è scattata quando i medici hanno comunicato ai suoi familiari la decisione di dimettere la paziente. «Rivolgo un plauso alla Polizia di Stato che in poche ore ha assicurato alla giustizia il presunto responsabile della brutale aggressione ai danni del primario del Pronto soccorso dell’Ospedale di Lamezia Terme, colpito con un manganello dal parente di una degente. Una risposta determinata e tempestiva, che rappresenta il più concreto segnale di vicinanza nei confronti del medico aggredito e di tutto il personale dell’ospedale. L’arresto in flagranza differita è stato reso possibile grazie alle nuove norme introdotte dal Governo Meloni proprio per contrastare gli atti di violenza o minaccia nei confronti del personale medico e sanitario, che prevede tra l’altro un forte inasprimento delle pene per i responsabili. Norme che rientrano in un pacchetto di interventi - tra cui l’incremento del 50 per cento per i presidi di polizia negli ospedali e dell’80 per cento per il personale impiegato - volti a garantire la sicurezza e condizioni di serenità a chi svolge un servizio essenziale per i cittadini, e che che troppo spesso è esposto ad aggressioni, minacce ed episodi di violenza». E’ quanto afferma il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro (FDI).
La parole di sconforto del primario
«Siamo arrivati ad un punto estremo dove il medico non ha più la libertà, serenamente, di decidere sulla terapia, sull'assistenza di un paziente. Praticamente siamo vessati tutti i giorni sia dai pazienti stessi ma anche dai familiari su cosa dobbiamo fare, su quale indagini richiedere, quando dimettere e se dimettere. Non è più possibile accettare una situazione di questo tipo perché non si lavora serenamente e poi si rischia, se poco poco si è contrari alle loro richieste, di subire fisicamente», ha affermato il primario che oggi è già rientrato al lavoro.
L'Azienda sanitaria: tutela legale al sanitario
L’Azienda sanitaria sta seguendo la vicenda garantendo la tutela legale al sanitario, in attesa di costituirsi parte civile contro l’autore dell’aggressione. “L’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro esprime profonda solidarietà al dotto Rosarino Procopio; condannare un’aggressione premeditata è tristemente scontato, ci aspettiamo una risposta forte da parte delle Autorità competenti, perché questi fenomeni danneggiano, oltre al personale sanitario, anche tutta l’utenza. In questo caso non sono neanche invocabili possibili giustificazioni come la tensione emotiva, non è tollerabile che si entri in un ospedale con un manganello per imporre con la forza e la violenza un abuso. L’Azienda farà come sempre la sua parte” comunicavo i vertici della Azienda Sanitaria, che continuano sottolineando che “Questo è un evento fuori del comune che richiede una risposta specifica da parte di tutti. Siamo tutti impegnati a garantire migliori condizioni di accoglienza e di lavoro, implementeremo ulteriormente le misure per garantire i pazienti e i lavoratori ai quali siamo grati perché continuano a svolgere le loro attività pur in un contesto che, come purtroppo dimostrato, può diventare estremamente difficile. Siamo convinti che la tutela legale dei dipendenti e la costruzione dell’Azienda come parte civile siano misure dovute, valide anche come deterrenza; i dipendenti non sono soli e questo deve essere chiaro a tutti”.
Occhiuto: pazzesco portare manganello in ospedale, solidarietà a primario aggredito
“L’ennesimo episodio violento nei confronti del personale sanitario desta grande allarme e richiama l'urgenza di attivare ogni misura necessaria per tutelare i nostri medici e i nostri infermieri.
Vicende di tale gravità, come quella avvenuta ieri sera nell’ospedale di Lamezia Terme, in cui il primario del Pronto soccorso Rosarino Procopio è stato aggredito con un manganello riportando varie contusioni, stanno diventando sempre più all’ordine del giorno.
Per questo, ancora una volta, rinnovo l’invito alle istituzioni affinché si attivino tutte le opportune contromisure per arginare un fenomeno così inquietante.
Sincera solidarietà e vicinanza al dottor Procopio, ai suoi colleghi, ai pazienti, e a tutta l’Asp di Catanzaro.
Mi auguro che l’individuo che si è permesso di entrare in ospedale con un manganello - un comportamento davvero pazzesco - con l’evidente intento di usare la violenza contro qualcuno, venga assicurato alla giustizia per il suo atto criminale e indegno di un Paese civile”.
Caricamento commenti
Commenta la notizia