Hanno deciso di non rispondere al giudice. Si sono infatti avvalsi della facoltà di non rispondere gli indagati nell’ambito dell’operazione “Artemis”, messa a segno dalla Dda di Catanzaro e che ha portato all’emissione di 59 persone misure cautelari. Tra i primi ad essere sottoposti agli interrogatori di garanzia l’ex comandante della stazione dei carabinieri di Maida Vincenzo Pulice e il figlio Emmanuel (assistiti dagli avvocati Francesco Gambardella e Antonio Larussa) che però non hanno risposto alle domane del giudice. Ad avvalsi della facoltà di non rispondere anche Alfredo e Loredana Cracolici (difesi dall’avvocato Lucio Canzoniere) e Alfredo Cracolici (difeso dall’avvocato Tiziana D’Agosto). L’inchiesta della Dda ha decapitato un'organizzazione con base a Maida e dedita alla produzione e traffico di droga e al controllo totale delle attività economiche della zona, soprattutto quelle legate al settore boschivo, anche grazie al ruolo di fiancheggiatori di due esponenti delle forze dell’ordine. Un gruppo criminale, scrive il gip Mario Santoemma, «solido, compatto, strutturato secondo una precisa organizzazione verticistica, ben radicato sul territorio, riconosciuto dal limitrofo contesto di criminalità organizzata e, da ultimo, protetto e tutelato grazie alle relazioni corruttive intessute dal capo cosca con esponenti delle Forze dell'Ordine». Gli indagati devono rispondere a vario titolo di associazione di tipo ‘ndranghetistico, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, anche aggravata dalle modalità e finalità mafiose, nonché in ordine ad altri numerosi delitti, anche aggravati dalle modalità e finalità mafiose, quali estorsione, concorrenza illecita, corruzione, favoreggiamento personale, falsa testimonianza, incendio, ricettazione, falso ideologico, nonché in materia di armi e numerosi reati in materia di coltivazione, detenzione, e commercializzazione di sostanze stupefacenti.