Catanzaro, Crotone, Vibo

Giovedì 21 Novembre 2024

'Ndrangheta, parla il pentito Fortuna e smentisce Mantella: Raffaele Cracolici ucciso per evitare una vendetta

Francesco Fortuna

Smentisce su alcuni fatti di sangue il racconto di Andrea Mantella, collaboratore di giustizia di Vibo Valentia e tra i principali testi dell’accusa nel maxiprocesso Rinascita Scott, il nuovo fuoriuscito della 'ndrangheta vibonese Francesco Fortuna, killer ed elemento di spicco del clan Bonavota di Sant'Onofrio. I primi due verbali con le sue dichiarazioni sono stati infatti versati oggi dalla Dda di Catanzaro dinanzi alla Corte d’Assise d’Appello che sta giudicando su cinque omicidi ed un sequestro di persona. Fortuna, il 22 marzo scorso, è stato condannato a 30 anni in Cassazione, grazie alle dichiarazioni di Mantella, per l’omicidio di Domenico Di Leo, avvenuto il 12 luglio 2004 a Sant'Onofrio. Su tale fatto di sangue smentisce Mantella in ordine all’arrivo a Sant'Onofrio di alcuni crotonesi del clan Arena di Isola Capo Rizzuto per aiutare il clan Bonavota nella commissione dell’omicidio. Come Mantella, però, chiama in causa quali mandanti dell’omicidio i fratelli Nicola e Pasquale Bonavota che tuttavia per tale fatto di sangue sono stati assolti in via definitiva. Fortuna chiama poi in causa anche altri due soggetti di Sant'Onofrio quali mandanti. In relazione invece all’omicidio di Raffaele Cracolici (boss di Maierato ucciso a Pizzo nel 2004) - per il quale Fortuna è stato condannato in via definitiva ad altri 30 anni di carcere - il nuovo collaboratore di giustizia ha ammesso di essere stato uno degli esecutori materiali ma, diversamente da Mantella, ha spiegato agli inquirenti che la vittima è stata uccisa non per la «conquista» dell’area industriale di Maierato da parte del clan Bonavota, bensì per via dell’intenzione di Raffaele Cracolici di vendicare l’omicidio del fratello Alfredo Cracolici, ucciso dal clan Bonavota nel 2002. L’area industriale di Maierato - secondo le rivelazioni di Fortuna - non sarebbe mai stata sotto l’influenza dei Cracolici, bensì sotto quella dei Mancuso di Limbadi. Per l’omicidio di Alfredo Cracolici, il nuovo collaboratore ha quindi fatto agli investigatori i nomi di altri tre personaggi rimasti esclusi dal processo che in primo grado ha invece registrato la condanna all’ergastolo di Domenico Bonavota e a 30 anni di Antonio Ierullo.

leggi l'articolo completo