Si tratta di rivelazioni che dicono molto sul modo di pensare e di agire dei vertici di una delle principali cosche del Vibonese. Il nuovo pentito Francesco Fortuna, nei verbali prodotti tra fine agosto e inizio ottobre e depositati di recente in due processi, ha indicato ai pm antimafia mandanti ed esecutori di alcuni omicidi avvenuti vent'anni fa nel territorio di riferimento del clan per cui è stato un killer spietato e fedele, i Bonavota di Sant'Onofrio. Su tutti quello di Domenico Belsito, ucciso il 18 marzo del 2004 perché aveva una relazione con una donna sposata che era anche imparentata con i Bonavota. Tra i due amanti c'era stata una “fuitina” dopo la quale erano andati a vivere assieme, poi la donna aveva provato a ricucire il rapporto col marito ma la riconciliazione non era stata avallata dal fratello della donna. Tanto che quest'ultimo – rivela Fortuna, com'era già emerso dall'inchiesta “Uova del drago” – aveva sparato dei colpi d'arma da fuoco contro l'auto del marito della sorella assieme a Pasquale Bonavota «perché disapprovavano la sua scelta di tornare con la moglie dopo quello che era successo». Oltre alla mentalità, colpisce anche la tendenza a crearsi sempre degli alibi in occasione di fatti di sangue. «A realizzare l’agguato – racconta ancora Fortuna – sono stati materialmente Salvatore Mantella (a processo con rito ordinario, ndr) e Francesco Scrugli (ucciso in un agguato nel 2012, ndr), mentre Andrea Mantella si è occupato di recuperare i killer che si sono allontanati dalla zona con l’autovettura di proprietà di Salvatore Mantella. Nel pomeriggio in cui è stato compiuto l’agguato io e Domenico Bonavota – specifica il pentito – eravamo in giro a Sant’Onofrio appositamente per farci vedere e lì abbiamo appreso la notizia. In serata poi ricordo che ci siamo incontrati con Andrea Mantella, Salvatore Mantella e Francesco Scrugli ed in tale occasione ci hanno raccontato come è avvenuto l’agguato e del fatto che Belsito non era ancora morto a causa, forse, dell’inceppamento della pistola oltre che alla presenza di altri soggetti nel luogo dove è avvenuto l’agguato. In tale circostanza era presente anche Onofrio Barbieri, Nicola Bonavota e Domenico Bonavota».