Operazione “Maestrale-Carthago” nel Vibonese: Bonavita lascia il carcere, disposti gli arresti domiciliari

Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha accolto l’appello presentato dall’avvocato Giovanni Vecchio, sostituendo la misura della custodia cautelare in carcere con quella degli arresti domiciliari per Giuseppe Armando Bonavita, imputato nell’ambito del processo “Maestrale-Carthago”, in corso presso il Tribunale di Vibo Valentia. Bonavita, figlio del defunto Francesco Giuseppe (detto Pino), è accusato dalla Direzione Distrettuale Antimafia (D.D.A.) di Catanzaro di essere il capo promotore di una consorteria criminale operante nel territorio di Briatico. La decisione del Riesame arriva dopo una lunga vicenda giudiziaria legata alla custodia cautelare. Lo scorso giugno, la Corte di Cassazione, pronunciandosi per la seconda volta sul ricorso cautelare presentato dalla difesa (avvocati Giovanni Vecchio e Bruno Vallelunga), aveva annullato senza rinvio l’ordinanza che confermava la custodia in carcere per difetto di gravità indiziaria. Tale annullamento aveva già ridimensionato le imputazioni principali nei confronti di Bonavita, lasciandolo cautelato solo per reati minori. L’appello accolto dal Riesame contestava il rigetto di un’istanza difensiva relativa a questa nuova situazione giudiziaria, seguita alla decisione della Cassazione. Il Tribunale del Riesame ha quindi riformato la precedente decisione del Tribunale di Vibo Valentia, degradando la misura cautelare e concedendo gli arresti domiciliari. Giuseppe Armando Bonavita era stato precedentemente coinvolto anche nell’operazione “Imperium”, anch’essa condotta dalla D.D.A. di Catanzaro e poi confluita nel processo “Maestrale-Carthago”. In quel caso, il Tribunale del Riesame aveva già annullato la misura carceraria. La vicenda rappresenta un nuovo sviluppo nell’articolato procedimento giudiziario che coinvolge numerosi imputati, considerato uno dei più rilevanti nel contrasto alla criminalità organizzata del territorio vibonese.