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Rogo mortale dei tre fratelli Corasoniti a Catanzaro, il caso non è chiuso: sulla richiesta dei pm deciderà il gip

La porta dell'appartamento dove è scoppiato il rogo mortale

Non è ancora chiuso il caso giudiziario legato al drammatico rogo del 21 ottobre 2022 in cui morirono i tre fratelli Corasoniti Saverio, Aldo Pio e Mattia e rimasero gravemente ustionati gli altri componenti della famiglia che erano riusciti a raggiungere i balconi e le finestre dell’abitazione invasa in pochi minuti dalle fiamme e dal fumo. È stata infatti presentata opposizione alla richiesta di archiviazione che era stata avanzata dalla Procura della Repubblica. Ora i pm e gli avvocati che rappresentano la famiglia Corasoniti si confronteranno in aula davanti al gip. Toccherà a lui decidere se archiviare definitivamente il caso o al contrario disporre ulteriori indagini.
Nella richiesta di archiviazione la Procura di Catanzaro racconta che vista la gravità dell'evento ha avviato subito «indagini approfondite per accertare eventuali responsabilità». Nell'immediatezza dei fatti sono state avviate attività tecniche, anche con intercettazioni, ma, si legge nella richiesta, non è emerso «alcun elemento utile» alle indagini. Inoltre la consulenza medico legale effettuata dal professore Giulio Di Mizio ha escluso che la morte dei tre fratelli Corasoniti «fosse riconducibile a fattori diversi dall'esposizione al calore delle fiamme e dall'inalazione dei relativi fumi. In particolare non sono stati rinvenuti segni riconducibili a lesività traumatiche cutanee o interne etero inferte, così come si è esclusa la presenza nel sangue dei giovani di sostanze d'abuso o di dosi incongrue di farmaci». Infine la procuratrice Pantano e il pm Bordonali richiamano gli esiti della consulenza dell'ingegnere Daniele Menniti.

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