Nella sua prima deposizione da collaboratore di giustizia Francesco Fortuna, per anni fedele e spietato killer del clan Bonavota di Sant’Onofrio, ha ricostruito le fasi che hanno portato all’assassinio di Domenico Belsito, ucciso nel 2004 a Pizzo, aggiungendo anche alcune rivelazioni che nei verbali fin qui depositati erano in parte omissate. Come quelle sui presunti armieri della cosca: Fortuna ha fatto in Aula tre nomi di altrettante persone non indagate, delle quali una sola – che a suo dire avrebbe avuto un ruolo più marginale e saltuario degli altri due – non era stata coperta da omissis. Difeso dall’avvocato Antonia Nicolini, l’ex killer per il delitto Belsito ha rimediato già una condanna a 30 anni in primo grado in abbreviato, mentre ieri ha parlato nel processo in corso con rito ordinario davanti alla Corte d’assise di Catanzaro (presieduta da Massimo Forciniti) nel quale sono imputati Domenico Bonavota, il pentito Onofrio Barbieri e Salvatore Mantella. Per il resto il nuovo pentito, rispondendo alle domande del sostituto procuratore Antonio De Bernardo e al controesame di alcuni difensori (gli avvocati Tiziana Barillaro, Diego Brancia e Vincenzo Gennaro) ha sostanzialmente confermato la ricostruzione verbalizzata davanti ai pm della Dda di Catanzaro sulle fasi prodromiche all’agguato e su quelle immediatamente successive.
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