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Crotone, via alla bonifica del "Lucifero": un piano da 3 milioni per rimuovere 4.400 tonnellate di rifiuti industriali

Parte la fase istruttoria per il progetto di bonifica dal Conglomerato idraulico catalizzato (Cic) dell’area dove sorge l'Istituto tecnico commerciale “Lucifero” di Crotone. Il ministero dell’Ambiente ha infatti convocato la Conferenza dei servizi che si dovrà esprimere sul Piano operativo di bonifica, redatto dal Comune in qualità di soggetto attuatore, che prevede di rimuovere 4.402,40 tonnellate di Cic dalla zona che fa parte del Sito di interesse nazionale di Crotone. Gli interventi, della portata di 3.097.467,22 euro, dovranno adesso incassare il via libera, tra gli altri, di Arpacal, Ispra, Asp e Istituto superiore di sanità, chiamati a trasmettere al Mase i propri pareri. Poi, il dicastero potrà indire la Conferenza dei servizi decisoria per la valutazione definitiva dei lavori.
La messa in sicurezza dell’Istituto “Lucifero” rientra tra le opere di risanamento ambientale che interessano le quattro aree pubbliche di Crotone nelle quali sono abbancate le scorie della produzione industriale derivanti dall’ex stabilimento di Pertusola Sud: da un lato la scuola San Francesco, il cui cantiere ha aperto i battenti già da diversi mesi; dall’altro gli alloggi Aterp di località Margherita e del quartiere Lampanaro. Il Pob contempla la suddivisione dell’area del “Lucifero” in quattro lotti. Mentre le operazioni che saranno vagliate dagli enti che prenderanno parte alla Cds istruttoria in sintesi sono: l’avvio degli scavi per portare in superficie le sostanze contaminanti preceduti dalle verifiche preliminari; il carico del terreno escavato in cassoni scarrabili; la copertura delle celle al termine degli scavi con teli impermeabili; l’installazione di parapetti intorno agli scavi a protezione dei lavoratori; e il prosciugamento delle acque di falda qualora necessario. Nel dettaglio, riporta la relazione tecnica, «le attività di scavo e di movimentazione dei materiali» contenenti “Cic” «rappresentano quelle a maggior rischio per i lavoratori coinvolti». E poiché si tratta di «scavi in un’area ad uso scolastico – prosegue il documento – si ritiene necessario programmarli nel periodo estivo coincidente con la chiusura delle attività didattiche, anche in virtù dell’esigua durata dei lavori».

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