Non favorirono la latitanza del boss della 'ndrangheta di Rizziconi (Rc), Domenico Crea, catturato dalla Polizia di Stato il 2 agosto 2019 a Santa Domenica di Ricadi, in provincia di Vibo Valentia. Questa la sentenza della gup distrettuale di Reggio Calabria, Angela Mennella, nel processo celebrato con rito abbreviato che ha visto l’assoluzione con formula ampia di sette imputati: Luigi Mancuso, 70 anni, di Limbadi (il pm aveva chiesto per lui 7 anni, difeso dagli avvocati Paride Scinica e Francesco Calabrese); Pantaleone Di Mundo, 44 anni, di Limbadi (avvocato Antonio Corsaro); Pasquale Gallone, 64 anni, di Nicotera Marina (avvocato Giorgio Vianello Accorretti; Salvatore Gallone, 57 anni, di Caroni (avvocato Salvatore Campisi); Antonio Monterosso, 44 anni, di Reggio Calabria (avvocato Guido Contestabile); Michele Rottura, 64 anni, di Rizziconi e Antonino Rottura, 63 anni, di Rizziconi (avvocato Pasquale Loiacono). I sette dovevano rispondere tutti del reato di favoreggiamento personale di latitante aggravato dalle finalità mafiose. L’impianto accusatorio è stato sostenuto dalla Dda di Reggio Calabria e ipotizzava una responsabilità degli imputati nella rete di copertura messa in piedi per favorire la latitanza di Domenico Crea, esponente di spicco dell’omonimo clan di Rizziconi. Luigi Mancuso, ritenuto il boss di Limbadi e tra i principali esponenti dell’intera 'ndrangheta calabrese, si trova attualmente detenuto in quanto condannato a 30 anni di reclusione in primo grado nel processo nato dall’operazione della Dda di Catanzaro denominata Rinascita Scott.