Resta a Crotone il processo scaturito dall'operazione “Glicine-Acheronte” della Dda di Catanzaro che ha messo sotto accusa alcuni esponenti della politica regionale, funzionari pubblici, imprenditori e la 'ndrangheta di Papanice.
Lo ha stabilito ieri il Tribunale di Crotone. Che ha scartato l'ipotesi – proposta dallo stesso presidente del collegio giudicante – di far transitare alla Corte d'Assise di Catanzaro, gran parte del fascicolo del dibattimento relativo ai reati di associazione 'ndranghetistica e quelli aggravati dalla mafiosità che vengono contestati ad una quarantina di imputati. In questo modo, gli illeciti addebitati sarebbero stati assorbiti dall'accusa più grave: ossia, quella di omicidio per l'uccisione di Salvatore Sarcone, avvenuta nel 2014, per il quale è finito alla sbarra davanti ai giudici dell’Assise, il boss di Papanice, Mico Megna, come mandante. Invece, nell'udienza di ieri i giudici non hanno ravvisato il vincolo della connessione che avrebbe determinato lo svolgimento del processo davanti al giudice del reato più grave. Contestualmente, il presidente del collegio Edoardo D'Ambrosio, accogliendo la richiesta delle difese, ha escluso dal giudizio le parti civili i ministeri della Giustizia e dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Asp e Forum Associazione Antiusura per non aver specificato le ragioni della propria azione.
Inoltre, i giudici hanno anche disposto la trasmissione degli atti al giudice per le udienze preliminari di Catanzaro affinché rivaluti la posizione di Salvatore Mannarino in seguito ad un difetto di notifica della richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura antimafia.
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