Uno solo è il modo di spezzare le catene dell’isolamento, dell’arretratezza, dei ritardi nello sviluppo socio-economico e turistico in un territorio ricco di requisiti storici, culturali, naturali: infrastrutture di comunicazione comode e veloci. Questo vale anche per l’area interna del Savuto/Reventino. Che si gioverebbe notevolmente della “Strada che non c’è”, vale a dire della superstrada del Medio Savuto, che, qualora si raccogliessero tutte le forze e la volontà necessarie per ultimarla in tutto il suo percorso, così come da anni invocano le comunità locali, consentirebbe non solo collegamenti facili tra Cosenza e Catanzaro (attraverso anche la superstrada dei “Due Mari”), ma faciliterebbe le comunicazioni viarie interne. Se, poi, si realizzasse quanto proposto in un recente incontro politico dall’ex sindaco di Motta Santa Lucia, Amedeo Colacino, tanti problemi che oggi tormentano le aree interne si potrebbero avviare a soluzione senza grosse difficoltà. Ma per questo servono anzitutto una volontà politica determinata ed una forte sensibilità ai bisogni dell’entroterra. Colacino ha sollecitato di rispolverare il vecchio progetto del traforo del Reventino, che dalla località lametina di Caronte fuoriuscirebbe nella Valle del Savuto. Pochi chilometri di tunnel, che permetterebbero agli abitanti di una ventina di comuni «di riversarsi in pochi minuti su Lamezia Terme». Gli studenti delle scuole superiori della Valle Savuto potrebbero frequentare agevolmente gli istituti scolastici di Lamezia, «mentre oggi fanno capo a Cosenza».