La Procura della Repubblica di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio per 27 persone coinvolte nell’operazione Scolacium che ha decapitato i clan che avevano imposto il «controllo assoluto» sul territorio che va da Squillace fino a Catanzaro. Dopo la richiesta avanzata richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal procuratore facente funzioni Vincenzo Capomolla, dall’aggiunto Giancarlo Novelli e dal sostituto Debora Rizza, è stata fissata la prima data dell’udienza preliminare per il prossimo 17 gennaio nell’aula bunker di Catanzaro davanti al gup Arianna Roccia.
Sono 19 le parti offese individuate dalla Dda di Catanzaro. C’è la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il lungo di imprenditori vittime delle estorsioni imposte dal clan. Potrà costituirsi parte civile anchde l’avvocato ed ex presidente della Commissione regionale antindrangheta Arturo Bova.
Dalle carte dell’inchiesta Scolacium infatti emergono, a distanza di 8 anni, movente, retroscena e autori dei due incendi di auto subiti dall’ex sindaco di Amaroni e all’epoca dei fatti consigliere regionale (nel 2016).
Due in particolare le cosche colpite dall’operazione della Dda: i Catarisano che controllavano l’area di Roccelletta di Borgia fino all’area industriale di Germeneto, e i Bruno che da Vallefiorita estendevano i propri tentacoli anche su Amaroni e Squillace. Nulla nei rispettivi territori di competenza poteva avvenire senza il placet del clan. Tutte le attività commerciali e imprenditoriali non sfuggivano alla presa asfissiante della criminalità, dal settore boschivo al commercio dalle attività di ristorazione alle strutture turistiche, il sistema di estorsioni non risparmiava nessuno.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia