È stata mandata a processo l’ex direttrice del carcere di Catanzaro Angela Paravati coinvolta nell’inchiesta Open Gates sui presunti illeciti nella gestione dell’istituto penitenziario Ugo Caridi. L’ex direttrice (difesa dagli avvocati Salvatore Staiano e Francesco Iacopino), che aveva lasciato la direzione del carcere nel settembre del 2022 dopo 12 anni, deve rispondere di reati che vanno dal concorso esterno in associazione per delinquere e dal falso alla falsità ideologica e alla corruzione. A giudizio anche Simona Poli che ha guidato la penitenziaria nel carcere di Catanzaro dal 2018 al 2022. Per loro e per gli altri indagati rinviati a giudizio il processo avrà inizio il 28 gennaio. Secondo l’accusa nel carcere Caridi avrebbero operato due organizzazioni criminali che riuscivano a far entrare in carcere e a vendere agli altri detenuti sostanze stupefacenti, telefonini e sim card. Il tutto sarebbe avvenuto, secondo l’accusa, con la complicità di alcuni operatori della polizia penitenziaria e anche di parenti dei detenuti che provvedevano a fornire droga e telefonini. Insomma non un carcere di massima sicurezza ma un «hotel» dove, per usare le parole di un detenuto, «comandiamo noi altri». Tra le celle del penitenziario Ugo Caridi di Catanzaro tutto sarebbe stato in vendita, cocaina, hashish, marijuana ma anche mini telefoni o nuovissimi smartphone. Un mercato fiorente, basti pensare che su un’unica carta prepagata in appena 4 mesi gli inquirenti hanno visto transitare ben 35mila euro. Il penitenziario si sarebbe così trasformato in una piazza di spaccio grazie alla compiacenza di agenti e funzionari penitenziari. Fino al febbraio scorso quando è scattato il blitz che ha colpito i due sodalizi criminali dopo le indagini dei carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro e del Nucleo investigazione centrale della polizia penitenziaria coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.