Dal 2022 ad oggi, solo 4 alloggi sono stati assegnati regolarmente su un patrimonio di 1.500. Lo avrebbero accertato gli inquirenti che oggi a Catanzaro hanno eseguito un provvediemnto cautelare nei confronti di otto indagati. A finire in carcere sono stati l’ex dirigente dell’Aterp Vincenzo Celi, di 61 anni, ritenuto dagli inquirenti il punto di riferimento di un pezzo della comunità rom della periferia sud di Catanzaro, e Gianluca Bevilacqua, 44, appartenente alla stessa comunità rom. Disposti invece gli arresti domiciliari per il consigliere comunale di Forza Italia Sergio Costanzo (58), Domenico Albino (67), responsabile del distretto Aterp di Catanzaro, Domenico Bevilacqua (62), i dipendenti Aterp Sandro Gironda Velardi (64), Concetta Raffa (58) e Manlio Severino (64). Tra gli indagati, infine, figurano due componenti della Polizia municipale, Ivan L’Arocca e Giuseppe Grande, sottoposti a misura interdittiva così come per una dipendente Aterp nell’ufficio di Lamezia Terme, Raffaella Trapuzzano.
I reati ipotizzati nei confronti degli otto arrestati sono, a vario titolo, associazione finalizzata alla commissione di falsi materiali e ideologici commessi da pubblico ufficiale in atti pubblici, corruzione, concussione e omissione di atti d’ufficio, nonché induzione indebita a dare o promettere utilità, tentato peculato, tentata truffa aggravata, invasione di terreni o edifici. Riguardo alla figura del consigliere comunale, secondo gli investigatori, seppur privo di ruoli o incarichi all’Aterp, fungeva comunque da raccordo tra cittadini che puntavano ad ottenere o a mantenere l’alloggio in violazione della legge, e i dipendenti Aterp grazie a consolidate amicizie con i funzionari dell’Ente.
Dalle indagini, secondo l’accusa, sarebbe emerso che a Catanzaro, da anni, era attivo un «sistema Aterp» grazie al quale soggetti che non avevano titolo, riuscivano comunque ad ottenere alloggi popolari pagando somme di denaro o altre utilità a funzionari compiacenti dell’Azienda. Dietro al "sistema Aterp" operava una associazione per delinquere che svolgeva una attività di assegnazione «parallela» delle case popolari in cambio di utilità economiche da parte degli assegnatari degli immobili, i quali, in alcuni casi proponevano ai pubblici ufficiali una somma di denaro per ottenere l'assegnazione, in altri casi - più frequenti - erano costretti a soccombere alle richieste concussive dei pubblici ufficiali che chiedevano somme di denaro o altre utilità. Tra i sistemi adottati, secondo quanto sarebbe emerso dalle indagini - condotte con intercettazioni telefoniche ed ambientali, videoriprese, assunzione di sommarie informazioni ed acquisizione documentale - l’occupazione abusiva degli alloggi senza che l’Aterp, grazie ai funzionari «infedeli» segnalasse la circostanza, il mancato pagamento dell’affitto, anche in questo caso approfittando dell’inerzia voluita dell’Ente, o con lo scambio di alloggi.
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