«La misura cautelare di oggi ha riguardato una ipotizzata associazione finalizzata alla commissione di una serie indeterminati di reati con riferimento specifico al settore dell'edilizia residenziale pubblica, quindi quel settore che dovrebbe rispondere al bisogno fondamentale della casa, dei soggetti, delle categorie più bisognose delle nostre comunità e che veniva gestito, sulla base degli elementi indiziari acquisiti, in modo privatistico, cioè eludendo e violando la normativa preposta alla individuazione dei criteri di assegnazione delle abitazioni attraverso dei meccanismi più o meno sofisticati da parte dei soggetti che erano proposti appunto alla predisposizione degli atti che erano destinati poi alla individuazione dei soggetti destinatari dell'abitazione stessa, che avrebbero dovuto essere i destinatari dell'assegnazione dell'abitazione». Lo ha riferito il procuratore facente funzioni di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, al termine dell'operazione "Carte false" effettuata questa mattina da Polizia e Carabinieri di Catanzaro. All'incontro con la stampa hanno preso parte anche la procuratrice aggiunta di Catanzaro, Giulia Pantano, il questore del capoluogo, Giuseppe Linares, il comandante provinciale dei carabinieri, Giuseppe Mazzullo e il dirigente della Digos, Antonio Caliò. Le persone arrestate e portate in carcere sono l’ex dirigente dell’Aterp Vincenzo Celi, di 61 anni, ritenuto dall’accusa il referente di un pezzo della comunità rom che vive nella periferia sud di Catanzaro nel tentativo, riuscito per i pm, di gestire una parte degli alloggi nell’area di viale Isonzo, e Gianluca Bevilacqua (44) appartenente alla comunità rom. Ai domiciliari sono finiti il consigliere comunale di Forza Italia Sergio Costanzo, il responsabile del distretto Aterp di Catanzaro, attualmente in quiescenza, Domenico Albino (67), Domenico Bevilacqua (62), e i dipendenti Aterp Sandro Gironda Velardi (64), Concetta Raffa (58) e Manlio Severino (64). Nell’inchiesta sono indagati in stato di libertà due componenti della Polizia municipale, Ivan L’Arocca e Giuseppe Grande, per i quali è stata disposta la misura interdittiva così come per una dipendente Aterp nell’ufficio di Lamezia Terme, Raffaella Trapuzzano..
«È un meccanismo - ha proseguito Capomolla - che si è sviluppato e che è stato registrato nel corso delle indagini e che ha coinvolto a livello indiziario appunto sia funzionari che svolgono la loro attività all'interno dell'agenzia dell'Aterp e sia soggetti che non hanno dei ruoli specifici all'interno dell'ATERP stessa ma che erano in grado di avviare una serie di dinamiche relazionali sia per individuare i soggetti che sarebbero stati destinatari in violazione di legge delle abitazioni stesse e sia delle modalità operative con cui l'elusione alla normativa sarebbe stata realizzata. Quindi un meccanismo abbastanza insidioso che è stato realizzato in un settore così importante per la nostra comunità appunto per dare risposta ad un'esigenza così delicata che è quella dell'abitazione, la corretta gestione delle risorse finanziarie ed edilizie e, nello stesso tempo, evitare anche tensioni sociali che ovviamente la distorta gestione di queste risorse può provocare nelle nostre realtà territoriali».
La procuratrice aggiunta di Catanzaro, Giulia Pantano, ha spiegato la genesui dell'inchiesta: «Le indagini sono partite a seguito di una segnalazione che era stata fatta da uno dei dipendenti dell'Aterp, che nelle more del procedimento però è deceduto, il quale aveva inviato una missiva al commissario straordinario dell'Aterp. Poi questa missiva è giunta in Procura ed è seguita l'audizione del dipendente. In buona sostanza era stato messo in luce da questo dipendente onesto che vi era un meccanismo di assegnazioni da parte dell'Aterp in violazione della legge istitutiva dell'Aterp stessa e delle assegnazioni degli alloggi popolari che veniva condotta direttamente dall'aterp e non dal Comune. Quindi l'Aterp sostanzialmente si atteggiava come una sorta di agenzia immobiliare in sostituzione del Comune che è l'unico ente che dovrebbe assegnare gli alloggi. Gli alloggi non vengono assegnati dall'Aterp; l'Aterp li gestisce, ma dovrebbero essere assegnati sulla base di una graduatoria che a Catanzaro è ferma da anni. Sono state fatte soltanto quattro assegnazioni in modo regolare e si è compreso che le assegnazioni gestite all'interno dell'Aterp stessa avvenivano su base clientelare perché chi voleva la casa sostanzialmente era disposto o subiva la regolare richiesta di corrisponsione di somme di denaro o di altra utilità. In alcuni casi è stata appurata proprio la corrisponsione di somme di denaro o regalie di altra natura. Chi ha avuto questi alloggi non aveva diritto sostanzialmente ad averli perché non c'erano i presupposti di legge».
Il questore del capoluogo, Giuseppe Linares, oltre a evidenziare la piena sinergia degli apparati di polizia giudiziaria, dell'arma dei carabinieri, della questura, della Digos, ha sottolineato «la difficoltà in questo genere di indagini, l'approccio investigativo, soprattutto per i tecnicismi che occorre per svelare il sistema truffaldino che questo sodalizio ha messo in atto in pianta stabile per almeno due anni Ma è opportuno sottolineare le ricadute che il costo sociale ha, per le tensioni, soprattutto di chi si vede defraudato di un legittimo diritto, di una legittima aspettativa, soprattutto quando si tratta di categorie più bisognose che dovrebbero invece avere accesso ad un alloggio popolare. Questo può comportare, come in alcuni casi ha comportato anche nel recente passato, dei problemi di turbativa dell'ordine della sicurezza pubblica per i quali poi le autorità, le forze di polizia devono porre in esse dei correttivi. Quindi in questo senso l'operazione di polizia giudiziaria coordinata dalla Procura della Repubblica in questo caso costituisce un valido supporto per poter poi porre in esse degli strumenti che ci devono servire per quelle che saranno le valutazioni delle autorità di pubblica sicurezza in tema di ordine di sicurezza pubblica».
Infine, il comandante provinciale dei carabinieri, Giuseppe Mazzullo, ha utilizzato le parole del giudice per le indagini preliminari per definire la presunta organizzazione criminale: «Un sistema organizzato che, attraverso una commissione di numerose plurime condotte concussive, corruzioni, omissioni o rifiuti di produzione di atti, riusciva a raggirare quelle che sono le procedure vincolanti da applicare senza margine alcuno discrezionalità previste dalla legge regionale che regola l'assegnazione di questi alloggi. Di fatto si tratta di un sistema definito come parallelo, basato sulle iniziative di alcuni dipendenti dell'Aterp del distretto di Catanzaro, che poi sono stati raggiunti dal provvedimento, che consigliavano i vari passi da fare per raggiare la normativa oppure ricevevano direttamente le richieste gestendo di fatto il patrimonio immobiliare di edilizia popolare come un qualcosa di privato».
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