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Eolico nel Golfo di Squillace, i dubbi del Ministero

Chiesti ulteriori chiarimenti alla società che vorrebbe impiantare 37 aerogeneratori in mare. L’area dove si vorrebbe realizzare l’impianto «evidenzia la presenza di frane» I tecnici del Mase: non esiste una tecnologia già utilizzata a quelle profondità

L'iter per la realizzazione del mega parco eolico nelle acque del Golfo di Squillace subisce un nuovo stop. Questa volta a imporre l'alt alla nascita di 37 aerogeneratori alti circa trecento metri davanti alla costa calabrese è lo stesso Ministero dell'Ambiente e in particolare la Commissione tecnica del Pnrr. Oltre ai necessari chiarimenti e approfondimenti sugli impatti dell'impianto sul mare, la fauna e la flora calabrese, i tecnici del Ministero pongono l'accento su tre punti che appaiono dirimenti. Il primo riguarda proprio il progetto presentato e la sua possibile realizzazione. Stando a quanto si legge nel documento del Ministero allo stato tecnologico attuale, «non esistono prototipi similari, né in ambito di ricerca internazionale sembrano presenti pubblicazioni che trattino dell’argomento con batimetrie maggiori di 300 metri». Dal dicastero chiedono quindi alla società di fornire «una idonea documentazione tecnico-scientifica» e si apre alla possibilità di presentare «brevetti industriali nazionali od internazionali», che però abbiano uno stato di avanzamento che ne dimostri la fattibilità e sostenibilità tecnico-economica. Anche sulla scelta del luogo il Ministero dell'Ambiente solleva interrogativi di una certa rilevanza. Citando uno studio geologico specialistico gli esperti «evidenziano la presenza di frane nell’area di realizzazione dell’impianto». Più in particolare nel tratto di mare individuato dalla società «si rileva la presenza di numerosi elementi di pericolosità geologica e geomorfologica» e cioè la presenza di pockmark e zone di frana. Per il ministero si tratta di un «delicato contesto ambientale caratterizzato da forme geomorfologiche di instabilità». La commissione quindi chiede di «valutare alternative localizzative» al di fuori degli «ambiti geologici interessati da processi geologici attivi».

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