Dopo oltre due mesi e mezzo dal nubifragio che tra la notte di domenica 20 ottobre e lunedì mattina del giorno successivo colpì tutto il Lametino creando numerosi e gravi danni soprattutto nei paesi di Jacurso, Maida e San Pietro a Maida, la situazione sembra che non sia affatto cambiata. Si ricorderà che le piogge torrenziali di quei due giorni che si riversarono su queste comunità erano quelle che di solito cadono in un arco temporale di tre mesi.
Ebbene, il paesaggio circostante che si riscontra in questo territorio è rimasto sostanzialmente immutato. Quello che prevale alla maggioranza dei suoi abitanti è un senso profondo di abbandono e di conseguente frustrazione. Eppure, qualcosa si è mosso, nel frattempo.
Nel giro di pochi giorni su tutta l’area circostante è stato dichiarato lo stato di calamità; c’è stata la concessione di un contributo complessivo di quasi tre milioni di euro, dei quali due da parte della regione Calabria, mentre altri 700mila circa da parte del governo a causa dello stato di calamità sulla zona. Tuttavia, nell’arco di questo lungo periodo, a parte la rimozione dei detriti e dei fanghi per lavori legati all’emergenza nell’immediato, di cantieri veri e propri nella zona non se ne scorgono per niente e nulla lascia presagire che ciò possa avvenire in un lasso di tempo relativamente breve. Tutto questo alimenta, naturalmente, l’idea che si sia fatto poco o nulla.
Il primo cittadino di San Pietro a Maida, Domenico Giampà, dal canto suo, è apparso fiducioso anche se, sulle prime, interpretando il clima dimesso dei suoi concittadini e date le circostanze, un po' di sconforto, è ugualmente trapelato.
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