I disservizi legati alle aperture a singhiozzo delle postazioni assistenziali di continuità (ex guardie mediche) sono il tema caldo di questi giorni, soprattutto dopo l’ordinanza choc del sindaco di Belcastro, Antonio Torchia, che ha vietato ai suoi concittadini di ammalarsi.
La sanità territoriale sembra fare acqua da tutte le parti e anche quando l’apertura delle guardie mediche viene garantita, non sempre il servizio che erogano può considerarsi rispondente alle esigenze dell’utenza.
È il caso, per esempio, di una utente di Borgia che si è procurata un’ustione alla coscia, a seguito di un incidente domestico purtroppo molto comune: il riversamento dell’acqua bollente di cottura della pasta sulla gamba. Nonostante l’applicazione di una pomata sulla parte ustionata, la notte i dolori erano così forti da indurre la signora a recarsi alla guardia medica di Borgia.
Una volta giunta nel presidio sanitario, la donna in preda al forte dolore si è sentita dire dalla dottoressa che nella struttura non vi era l’occorrente per applicare sulla coscia ustionata la medicazione necessaria.
Così la povera malcapitata non ha potuto far altro che rientrare a casa per poi tornare alla guardia medica con tutto l’occorrente per la medicazione che nel frattempo si è dovuta procurare da sé: soluzione fisiologica, pomata, garze per pulire la ferita, cerotto e, persino, le forbici. Nel presidio non c’erano neanche i guanti.
Alla fine di questa rocambolesca disavventura, dopo essere stata medicata all’interno della postazione assistenziale, la signora si è persino sentita raccomandare, dalla dottoressa, di non pensare di tornare lì nell’eventualità di presenza di decimi di febbre, ma di recarsi direttamente al pronto soccorso dell’ospedale del capoluogo.
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