Dalla sanità privata alle elezioni provinciali fino ad essere considerato un punto di riferimento anche per i grandi investimenti. Vincenzo Sculco, tra il 2016 e il 2017, avrebbe messo lo "zampino" in tutti questi ambiti. Sia nelle vesti di “facilitatore” che nel ruolo di dominus politico dell'amministrazione comunale di Crotone dell'epoca. Lo ha sottolineato ieri Giovanbattista Floresta, il tenente della Guardia di Finanza in servizio alla Direzione investigativa antimafia di Catanzaro, nel corso della sua lunga deposizione resa davanti al Tribunale di Crotone che sta giudicando i 101 imputati coinvolti nel processo di rito ordinario nato dall'inchiesta "Glicine-Acheronte" della Dda.
L'operazione, che scattò il 27 giugno 2023 con 43 misure cautelari eseguite dai carabinieri, da un lato avrebbe fatto luce su una presunta associazione a delinquere - formata da politici, imprenditori e uomini in odor di 'ndrangheta - che avrebbe utilizzato le istituzioni pubbliche per fini elettorali; mentre dall'altro colpì la cosca Megna di Papanice che si sarebbe riorganizzata dopo la scarcerazione, nel 2014, del boss Mico Megna. E in questo doppio scenario, si inserisce la figura del 74enne ex consigliere regionale accusato di essere stato uno dei promotori dell'organizzazione politico-criminale. Su tutto, ha ripercorso il militare in aula, ci sarebbe stata la «mediazione» di Sculco per l'assegnazione nel 2016 del budget al "Marrelli Hospital" da parte della struttura commissariale della sanità calabrese. Che invece non sarebbe stata intenzionata a riconoscere risorse sufficienti alla clinica di Crotone. Da qui la scelta degli amministratori dell'ospedale privato di sollecitare Vincenzo Sculco a perorare la loro causa. E il politico, come ha riferito il teste rispondendo alle domande del pm Alessandro Rho, si sarebbe prodigato coi sindacati e con comunicati stampa a firma dell'allora sindaco Ugo Pugliese (non imputato) e di sua figlia Flora «per tenere alta l'attenzione mediatica» sulla vicenda. Sculco, ha osservato l'investigatore, avrebbe voluto avvicinare Massimo Scura e Andrea Urbani, commissario e subcommissario di allora della sanità regionale, per il tramite dell'ex deputato del Pd, Ferdinando Aiello (non imputato). Ma l'interlocuzione non andò a buon fine. In quanto il parlamentare si rese irreperibile e buona parte del budget venne poi indirizzato ad un'altra struttura privata.
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