«Non avrei mai pensato che l’inizio di un nuovo anno scolastico potesse portare con sé solo pesantezze. I corridoi dell’istituto risuonano d’entusiasmo e speranza, ma nel mio cuore si fa largo una sensazione di vuoto. Ogni volta che sento il campanello suonare mi ricorda la precarietà della mia posizione: un contratto che può terminare da un momento all’altro, una pianificazione fatta a pezzi dal budget sempre più ristretto per le scuole pubbliche. Quest'anno purtroppo non ho avuto il privilegio di ascoltare il suono melodico della campanella, avendo avuto solo tre mesi di contratto, per di più ancora non pagati». Piero racconta con amarezza e dolore il suo ennesimo anno scolastico da precario, che stavolta sta andando ancora peggio perché non è arrivato nemmeno l’incarico annuale per il solito… algoritmo.
Emigrato di ritorno, ma…
«Sono un insegnante precario di Discipline letterarie negli Istituti secondari di secondo grado (classe di concorso A012, ndc) – spiega il prof che vive a Rende – da circa nove anni, sei dei quali trascorsi al nord». È tornato in Calabria per ritrovare la famiglia, ma ha perso il lavoro. L’angosciante realtà è che ogni anno scolastico inizia con la stessa domanda brusca: «Avrò un posto?». Il mio contratto si rinnovava ogni settembre (a oggi neanche quello) come una roulette russa. L’incertezza pesa come un macigno su di me. Tutto ciò potrei racchiuderlo in una sola parola: vergogna».
Formazione continua. E costosa
Piero spiega che in questi nove anni ha partecipato a tre concorsi: 2020, Straordinario bis e Pnrr1. Sempre superando con ottimi voti le prove e dimostrando le sue competenze. Senza dimenticare l’abilitazione conseguita al costo di 2mila euro. «Purtroppo – prosegue – i posti messi a bando in Calabria per i concorsi erano (e saranno in futuro per il secondo concorsone Pnrr, ndc) di gran lunga inferiori rispetto agli iscritti. Questo mi permette d’essere idoneo a insegnare ma Precario per il Ministero dell’Istruzione e del Merito, risultando non vincitore». Il prof azzarda una proposta, suggerendo a Viale Trastevere di rendere permanenti le graduatorie di merito per tutti gli idonei, cioè con voto 70/100, così come riportato sui bandi, senza bandire concorsi su concorsi.
Uno sguardo alla famiglia
Alla sua precarietà, a peggiorare ulteriormente le cose, s’è aggiunto il licenziamento della moglie dopo vent’anni di duri sacrifici. A regalare un sorriso che niente può offuscare ci sono due splendide bambine. Epperò, insiste Piero, ricordando «il sorriso d’una delle mie due figlie, mentre raccontava entusiasta dei suoi sogni per il futuro – diventare astronauta o magari scienziata – mi stringe il cuore pensare che io non riesca nemmeno a garantire una stabilità economica sufficiente per supportarla nei suoi sogni. Non riesco ad offrirgli quella serenità che meriterebbero le mie tre regine. Mentre affronto questa sfida quotidiana, mi rendo conto che molti dei miei colleghi vivono la stessa angoscia: tutti imbarcati su questa nave».