Tre assoluzioni per il clamoroso caso dell’ex dipendente dell’Azienda ospedaliera Pugliese che sarebbe riuscito ad assentarsi dal lavoro per 15 anni. Ieri la Corte d’Appello di Catanzaro ha mandato assolti Laura Fondacaro, Antonio Molè e Domenico Canino, rispettivamente componenti e presidente dell’Ufficio per i Procedimenti Disciplinari. Accogliendo le tesi difensive degli avvocati Luigi Aloisio, Bruno Filippo Napoli, Danilo Iannello e Aldo Casalinuovo, la Corte ha confermato la sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste, pronunciata nel 2022 dal gup al termine dell’udienza preliminare per l’ipotesi di falso ideologico, dichiarando altresì inammissibile l’impugnazione della Procura della Repubblica per i residui capi di imputazione.
Gli accertamenti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro hanno consentito di rilevare che un dipendente, già in organico all’Azienda, nel 2005 era stato assegnato al Centro operativo emergenza incendi dell’ospedale catanzarese. Tuttavia, come ricostruito attraverso l’esame dei tabulati di presenza, dei turni di servizio e delle testimonianze di alcuni suoi colleghi e superiori, l’uomo per 15 anni non avrebbe praticamente mai varcato la soglia del suo ufficio. L’assenteista inoltre per costringere al silenzio i suoi superiori avrebbe fatto ricorso anche alle minacce. Nel 2005, secondo quanto ricostruito dalle indagini, assieme a un’altra persona si sarebbe introdotta senza preavviso nell’ufficio della responsabile del C.O.E.I. (oggi in congedo ed estranea alle indagini) e, operando velate ma inequivocabili minacce all’incolumità sua e dei suoi figli, l’avrebbe costretta a soprassedere dalle segnalazioni disciplinari nei confronti del dipendente assenteista. Successivamente, al pensionamento della responsabile intimidita, le condotte assenteistiche di Scumace sono proseguite indisturbate in quanto gli altri dirigenti non avrebbero controllato l’effettiva presenza in servizio del dipendente, consentendogli di fatto di proseguire nel suo reiterato assenteismo.
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