
Non tutte le storie che hanno per protagonista la sanità calabrese finiscono male, ma ciò sembra accadere più per volere di un fato benevolo che per le reali condizioni in cui sono costretti a lavorare gli operatori sanitari, afflitti da storiche carenze e discutibili modalità organizzative. Era andata male alcuni giorni fa al 48enne di San Giovanni in Fiore deceduto per un infarto durante il trasporto in ambulanza dopo ore d’attesa in Pronto soccorso, e sul suo caso si sta ancora indagando.
È andata decisamente meglio a G.S., settantenne di Scigliano, che è sopravvissuto a un infarto severo. Nel suo caso tutto è andato per il verso giusto, grazie al Pronto soccorso dell’ospedale del Reventino e soprattutto alla prontezza del fratello che ha saputo interpretare i sintomi del potenziale infarto e ha agito di conseguenza: lo ha messo in macchina ed è partito alla volta dell’ospedale sito a Soveria Mannelli. Lungo la strada ha avuto anche la lucidità di chiamare il servizio 118 per avere conferma se ciò che stava facendo era la cosa giusta. Gli sono state prospettate due alternative: l’invio di un’ambulanza su ruote, ma ormai era a pochi chilometri dalla meta e si sarebbe solo perso del tempo, o di un’eliambulanza, con tutte le incognite del caso, visto che si era ormai al tramonto e l’eventuale atterraggio in un’area non predisposta avrebbe potuto presentare delle criticità. La soluzione migliore, che poi si è rivelata quella giusta, era a quel punto proseguire in auto fino al Pronto soccorso più vicino. Una volta a destinazione, il paziente è stato stabilizzato come da protocollo e a questo proposito i familiari non si stancano di lodare la tempestività e l’umanità con cui il caso è stato trattato. Fatto ciò, si poneva il problema del trasporto a Catanzaro, dove avrebbe dovuto subire un intervento di angioplastica con applicazione di alcuni stent. Ma non essendo l’ambulanza medicalizzata si è dovuto attendere che ne arrivasse una da Lamezia. Quindi, una strada di montagna per raggiungere Soveria, con l’attraversamento del Passo di Acquabona, a oltre 1000 metri, in un periodo in cui non mancano le nevicate, e una strada di montagna, la vecchia Statale 19 delle Calabrie, per raggiungere Catanzaro con il paziente a bordo: in tutto quasi 80 km di curve, fondi dissestati, rischio di frane e di trovare ghiaccio e neve. Ma come si è già detto, tutto è andato per il meglio e una vita è stata salvata.
Caricamento commenti
Commenta la notizia