Lo stop al «gigantismo» dei maxiprocessi, il rientro nelle aule dei tribunali e a numeri più ragionevoli per consentire un corretto «e non compresso» diritto alla difesa, il “trasloco” a Catania causato dall’allegamento dell’aula bunker di Lamezia. Sono tante le ragioni della protesta delle Camere penali calabresi che hanno concluso a Catanzaro una tre giorni di astensione dalle udienze («Non la prima, ma l’ultima di una serie») intrecciando i casi peculiari della giustizia nella nostra regione con il più grande tema italiano della riforma e della separazione delle carriere «che aumenterebbe il livello democrazia interna al Paese riequilibrando sul momento giudiziale il primato nella giurisdizione oggi sbilanciato su quello investigativo», è l’opinione di Francesco Iacopino, presidente della Camera penale di Catanzaro: «I maxiprocessi in cui si giudicano enormi quantità di imputati, dalle due alle trecento persone, si traducono inevitabilmente in processi sommari dove il diritto di difesa non può essere pienamente esercitato». Il coordinatore delle Camere penali regionali (e presidente di quella di Palmi) Giuseppe Milicia è ancora più esplicito quando parla di una situazione «asimmetrica con le truppe cammellate dell’accusa da un lato e gli avvocati difensori destinati a non incidere nel processo dall’altro».
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