Il Comune di Crotone porta in giudizio l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino meridionale. E lo fa chiedendo al Tar della Calabria di annullare, previa sospensione, la delibera n.2 del 24 ottobre 2024 con la quale l’ente che fa capo al ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica ha adottato il Progetto di piano stralcio di bacino del distretto idrografico dell’Appennino meridionale per l’assetto, la mitigazione e la gestione del rischio da alluvioni. Il motivo? Il provvedimento, scrive l'avvocata Vittoria Sitra, «comporta» per Crotone che «le aree soggette a rischio idraulico molto elevato o elevato (R4 e R3), sulle quali si applicano le misure di salvaguardia», ossia misure a tutela del territorio, passino da «una superficie di circa 14 chilometri quadrati, del Piano stralcio per l’assetto idrogeologico (Pai) precedente, a una superficie di circa 41 chilometri quadrati, che rappresentano rispettivamente una percentuale pari a 8 per cento e 23 per cento del territorio comunale». In questo modo, le zone della città sulle quali «vige l'inedificabilità assoluta sarebbero triplicate rispetto al Pai precedente e rappresentano circa un quarto del territorio comunale». «È del tutto evidente - lamenta il Municipio - che le restrizioni che la nuova pianificazione e le misure di salvaguardia impongono, devono essere sorrette da presupposti di fatto e da un’istruttoria corretta mentre invece così non è».