Sta per essere messo il primo punto fermo sul contenzioso in corso tra il Comune di Crotone e l’Eni per il pagamento dell’Imu-Ici legata alla presenza in mare delle piattaforme Luna A, Luna B ed Hera Lacinia Beaf che estraggono il metano davanti alle coste cittadine. La Corte di Cassazione ha infatti fissato per il prossimo 12 marzo l’udienza che non solo servirà a definire il braccio di ferro tributario sull’imposta municipale del 2016 pari a 3.188.855,80 euro che viene rivendicata dall’ente. Perché l'esito del procedimento inciderà a cascata anche sugli altri giudizi ancora pendenti centrati sugli accertamenti emessi dal Municipio per incassare l’Imu degli anni 2017-2018-2019 per un ammontare di oltre 8 milioni di euro. La multinazionale petrolifera s’è rivolta alla Suprema Corte per chiedere l’annullamento della sentenza con la quale, il 4 ottobre 2022, la Commissione tributaria regionale della Calabria confermò l’obbligo in capo all’impresa del Cane a sei zampe di corrispondere l’Imu al Comune di Crotone. Per i giudici di secondo grado, «il fondo marino – si legge nella sentenza – appartiene al demanio dello Stato e il diritto al suo sfruttamento minerario è soggetto a concessione». Per questo motivo, «tutti i fabbricati» che si trovano sul territorio nazionale «sono imponibili» e «soggiacciono» al pagamento dell’imposta immobiliare. Diversa la posizione dell’Eni, secondo cui «le piattaforme – riporta il ricorso firmato dagli avvocati Livia Salvini e Davide De Girolamo – sono al di fuori del territorio del comune, che non ricomprende il mare». Quindi, «l’ente non ha il potere di accertare l’Imu al di fuori della sua circoscrizione territoriale».