’Ndrangheta e narcotraffico, pene ridotte e assoluzioni per gli esponenti delle cosche del vibonese
Associazione mafiosa e associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga erano i reati contestati agli imputati, molti dei quali vibonesi, nell’ambito del processo d’Appello, tenutosi a Milano, scaturito dall’operazione “Medoro”. Ebbene, è arrivato ieri il verdetto che ha fatto luce, una volta di più su una vicenda che ha visto coinvolti diversi soggetti ritenuti legati ai clan del territorio fra cui diversi congiunti del boss Antonio Mancuso (classe 1938). Tra questi, Luigi Aquilano, 47 anni di Nicotera, marito della figlia, che ha concordato una pena di sei anni e 8 mesi di carcere, a fronte dei 12 anni che gli erano stati inflitti in primo grado. Stando all’accusa, avrebbe preso parte ad un incontro con rappresentanti di un’altra famiglia di ’ndrangheta e avrebbe ricevuto “dall’associazione” il denaro poi finito ad altri imputati. Pena decisamente inferiore quella inflitta a Damiano Aquilano, 41 anni, residente nel Milanese. Assoluzione, invece, per Salvatore Comerci, 40 anni, di Nicotera che in primo grado era stato condannato a 4 anni. I giudici hanno ritenuto credibile la memoria difensiva dei suoi legali, gli avvocati Paride Scinica e Giuseppe Di Renzo. Condannati a quattro anni di carcere Rosario D’Angelo, 41 anni, di Nicotera e a 3 anni e 4 mesi, Fortunato Palmieri, di Mileto. Sentenza di assoluzione pure per Paolo Mesiano, 48 anni di Mileto, reduce da una sentenza di condanna (3 anni e sei mesi) in primo grado. Identico destino per Francesco Orazio Desiderato, 51 anni di Nicotera, residente in Lombardia, per il quale la Procura stessa di Milano si era pronunciata in tal direzione. Inflitto, invece, un anno e quattro mesi di carcere (cui si aggiunge), leggendo il dispositivo, un anno di libertà vigilata, a Giovanni Vecchio, 67 anni, di Nicotera. Insomma, pene ridotte o annullate per gli imputati originari del Vibonese.