Catanzaro, Crotone, Vibo

Giovedì 30 Gennaio 2025

Da Guardavalle al mondo, la cosca Gallace imponeva la propria "legge". Capomolla: «Capace di interloquire con criminali internazionali»

Controllavano il loro territorio in modo capillare ma avevano anche contatti all'estero al punto da ottenere armi pericolosissime dall'Est europeo e droga dal Sud America. Inoltre, avevano intessuto uno scambio politico-mafioso al Comune di Badolato condizionando qualsiasi attività. E' lo spaccato, ovviamente indiziario, che è emerso dall'operazione della Procura della Repubblica di Catanzaro che ha portato questa mattina all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 44 persone (15 in carcere, 29 agli arresti domiciliari). L’indagine – condotta anche attraverso complesse attività tecniche – ricostruisce l’operatività della locale di ‘ndrangheta di Guardavalle (CZ)e del suo prinicipale esponente, il capobastone Cosimo Damiano Gallace, 64enne, vertice della citata locale e bloccato il 7 ottobre 2021 in un bunker realizzato all’interno di un impianto di calcestruzzo di Isca sullo Ionio. Ma non solo perchè nel corso delle investigazioni sono stati rintracciati e arrestati altri due latitanti.

Il procuratore Capomolla

«L'ordinanza di misura cautelare che è stata eseguita questa mattina ha interessato ancora una volta la cosca Gallace che ha come suo epicentro il comune di Guardavalle e che si proietta non solo sul territorio della provincia di Catanzaro ma anche su altri territori nazionali e anche con proiezioni all'estero dimostrando appunto questo controllo asfissiante nel territorio di origine, anche con queste capacità di condizionare le scelte elettorali dei Comuni che si trovano nel contesto di influenza (in particolare, in questo caso si è trattato delle elezioni comunali del comune di Badolato dell'ottobre del 2021), la capacità di infiltrarsi nelle attività economiche, controllandole, e anche la capacità di operare in altri contesti del territorio nazionale e anche con proiezioni internazionali. Si è verificato appunto il traffico di armi che ha riguardato l'est europeo, trattative per gli approvvigionamenti di armi provenienti dalla Serbia, dal Montenegro, con contatti con soggetti turchi, greci, a dimostrazione della capacità di interlocuzione che gli esponenti della cosca di 'ndrangheta erano capaci di attivare e anche del credito che potevano godere questi soggetti presso altre organizzazioni criminali di altri paesi, sia europei che anche non europei, come in Sud America. L'attività d'indagine ha ovviamente evidenziato tutta una serie di reati che sono quelli tipici dell'organizzazione criminale che riguarda il controllo del territorio, quindi le estorsioni, le intimidazioni, i reati in materia di armi. Lo scambio elettorale politico mafioso è appunto dimostrativo di questa capacità operativa della cosca di 'ndrangheta nonostante la capacità anche di rigenerazione dell'organizzazione criminale interessata da altre attività giudiziarie che nel corso degli anni si sono prodotte su questo territorio, sia con misure cautelari ma anche con processi e cons entenze di condanna. Ciò evidentemente a dimostrazione di quanto sia radicata sul territorio questa cosca stessa e di quanto possa godere dei favori di un tessuto sociale ed economico, circostanza che appare particolarmente inquietante». Capomolla ha anche parlato dell'infiltrazione politico-mafiosa della cosca: «E' stato dimostrato, sempre a livello indiziario, l'esistenza di accordi pre-elettorali che evidenziano una subalternità dei soggetti che si candidavano alle elezioni comunali e quindi di una adesione alle aspirazioni dell'esponente della cosca, che costituiva sostanzialmente il regista di questa operazione elettorale. Ovviamente tutto questo attraverso delle condotte che erano violente e minacciose, condotte di intimidazioni che venivano esercitate nei casi in cui la condotta dell'Ente non era così adesiva alle aspirazioni e alle aspettative dell'esponente dell'organizzazione criminale. Le attività tecniche che sono state svolte nel corso dell'attività di indagine ne hanno restituito un quadro assolutamente inquietante perché si è dimostrata la protervia di alcuni soggetti che si esprimevano in modo tale da indurre l'interlocutore alla soggezione più assoluta, intimandogli anche che non avrebbe dovuto e potuto pensare se non fosse stato autorizzato dall'esponente dell'organizzazione criminale stessa».

Gallace fulcro della cosca

«Quest'indagine - ha poi detto il comandante provinciale dei Carabinieri, Giuseppe Mazzullo - inquadra quello che è una serie di soggetti che hanno gestito la latitanza di Damiano Cosimo Gallace, sia dal punto di vista logistico, sia dal punto di vista criminale. Galace, dopo l'emissione dell'ordine di carcerazione, resterà latitante per poco meno di un anno e verrà catturato dai carabinieri in un bunker ben nascosto all'interno di un impianto di calcestruzzo attraverso l'analisi delle indagini di tipo tradizionale e il successivo approfondimento delle chat ricavate dai criptofonini. Ciò ne rivela quelli che sono tutti i carattari di questa sua latitanza e la preoccupazione per assicurarsi un alloggio sicuro, l'offerta da parte dei solodali di un bunker con tutte le comodità, con tutti i sistemi di videosorveglianza, di allarme, di sorveglianza fisica; la messa a disposizione di staffette, a volte doppie, per lo spostamento dei suoi più stretti familiari. Ciò dimostra anche come Gallace sia stato comunque attivo e non messo da parte in seno la sua consorteria.Aanche durante latitanza, riusciva a gestire quelli che erano le decisioni più importanti relative alla sua consorteria e quindi a pilotare le azioni criminali».

La forza della cosca

Gianluca Valerio, del Ros centrale, ha ricordato che «tra i nostri obiettivi principali abbiamo la proiezione della 'ndrangheta in direzione ovviamente dei paesi extracalabresi e soprattutto fuori dai confini nazionali. La cosca Gallace per anni ha saputo stringere alleanze sia nelle aree di naturale migrazione della propria famiglia d'origine, in particolare il Lazio, la Toscana, il Piemonte e la Lombardia e anche verso il territorio del Sud America e del Centro Europa proprio per lo sdoganamento di ingenti quantitativi di stupefacette. Nel caso di specie, storicamente la forza della cosca è accertata, per esempio, nell'area laziale da trent'anni, cioè da quando c'è stata la prima sentenza dell'operazione Appia che configurò e individuò l'operatività di questa costa e la particolare progrività a infiltrare le pubbliche amministrazioni, tant'è che ricordavamo come Nettuno fosse stato il primo comune del Lazio a essere sciolto proprio per infiltrazione mafiosa».

Le chat criptate

Nicola Fasciano del Ros di Catanzaro ha raccontato che successivamente all'arresto di Cosimo Damiano Gallace «sono pervenute al raggruppamento le chat che la cosca Gallace aveva prodotto sulla piattaforma Sky Ecc, una piattaforma di comunicazione critografata. Quindi dopo l'arresto, attraverso l'analisi di queste chat, per noi è stato come rivivere la latitanza al fianco di Cosimo Damiano Gallace. E' stato documentato come il latitante volesse fortemente avere un rifugio all'interno del territorio da lui controllato e questo per questioni di sicurezza, e non per la sicurezza nei nostri confronti perché, al contrario, noi forze dell'ordine eravamo tanto temute. Si può parlare di un vero e proprio controspionaggio militare subito da noi. I sodali del latitante erano in grado di non solo monitorare e comunicare tutti gli spostamenti delle forze dell'ordine nell'ambito del territorio da loro controllato, ma era consuetudine comunicare gli spostamenti delle autovetture sospette, quali che fossero gli appartenenti, sempre nell'ipotesi che potessero essere esponenti delle forze dell'ordine».

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