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La sudditanza di un intero territorio, sia sotto il profilo economico-sociale sia sotto il profilo politico-amministrativo: la cosca di 'ndrangheta Gallace era così radicata, potente e violenta da tenere sotto scacco un intero comune, Badolato, bellissimo borgo sulla costa jonica catanzarese ma totalmente assoggettato alle pressioni di una consorteria capace di condizionare e determinare le elezioni municipali e la futuro amministrazione cittadina ma anche il «respiro» dell’intera comunità al punto da minacciare le persone dicendo loro di «poter pensare solo se lo autorizziamo noi». E’ questo lo spaccato criminale che emerge dall’operazione «Ostro» coordinata dalla Dda di Catanzaro ed eseguita stamattina dai carabinieri del Comando provinciale dei carabinieri e dal Ros centrale e territoriale: 44 misure cautelari, una sessantina gli indagati tra cui anche il sindaco di Badolato, Giuseppe Parretta, finito ai domiciliari, e altri quattro amministratori. I risultati dell’operazione sono stati illustrati in una conferenza stampa alla Procura di Catanzaro dal procuratore facente funzioni Vincenzo Capomolla, e tra gli altri dal comandante provinciale dei carabinieri di Catanzaro, colonnello Giuseppe Mazzullo, e dal colonello del Ros dei carabinieri Gianluca Valerio. Nel mirino degli investigatori la cosca Gallace di Guardavalle, una delle più potenti della 'ndrangheta, con proiezioni «importanti» anche fuori dei confini della Calabria, nel Lazio nell’area Anzio Nettuno ma anche in Lombardia, e diramazioni anche all’estero.
Nell’incontro con i giornalisti è stato ricostruito l’organigramma della consorteria, accertato grazie a investigazioni che si sono avvalse della decrittazione di messaggi e di chat, in particolare quelli che hanno consentito ai carabinieri di individuare il superlatitante Cosimo Damiano Gallace, presunto boss inserito nell’elenco che comprendeva in cima Matteo Messina Denaro e arrestato nell’ottobre del 2021. «Grazie alle chat è stato quasi come stare a tavolo con lui», hanno detto gli inquirenti rimarcando poi lo spessore criminale del presunto boss e della sua famiglia, con un altro fratello arrestato in Sicilia mentre era in procinto di partecipare a un summit mafioso e un terzo fratello arrestato un anno dopo ad Anzio, uno dei territori «feudo» del clan guardavallese. Un clan dalla potenza di fuoco ragguardevole, per dirla con gli investigatori «allarmante», con la disponibilità di un arsenale micidiale di armi «acquistate con trattative in Serbia e Montenegro», ha spiegato il procuratore Capomolla: un modo per prepararsi a potenziali faide ma anche per esercitare il controllo del territorio, definito sempre da Capomolla «asfissiante, grazie anche a un’imponente mole di relazioni nel tessuto sociale».
Un controllo che si estendeva anche alla vita politica e amministrativa del Comune di Badolato: secondo quanto emerso dall’inchiesta e riferito ai giornalisti, la cosca Gallace infatti avrebbe praticamente indirizzato e deciso le elezioni comunali del 2021 con una capillare modalità di raccolta del consenso che si fondava, ovviamente, sulla capacità di intimidazione degli affiliati e su una strategia che prevedeva in quella tornata elettorale la presenza di una lista «civetta» oltre quella di Giuseppe Parretta, candidato sindaco poi eletto con una percentuale bulgara e con il capolista della lista «civetta» che ne sarebbe diventato il vice. «A conferma dell’esistenza di accordi pre-elettorali pregressi», ha aggiunto Capomolla, ricordando che tra i capi di accusa contestati nell’inchiesta «Ostro» c'è anche quello dello scambio elettorale politico-mafioso, anche perchè gli accordi pre-elettorali poi trovavano concretizzazione anche nelle future scelte della nuova amministrazione di Badolato, alla mercè dei «tentacoli» della cosca Gallace. Ma il controllo del territorio si declinava anche in altre forme, con la pressione sull'economia locale, grazie anche al ruolo cardine di un imprenditore organico alla cosca Gallace, e - hanno aggiunto gli investigatori - «persino un capillare controspionaggio che consentiva al clan di captare tutti i movimenti aspetti e l’attività delle forze dell’ordine, al punto che erano capaci addirittura di capire a quale reparto dell’Arma appartenesse una data pattuglia».
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