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Badolato, il controllo asfissiante della cosca. Dalla “carretta” dei migranti al posto da vigile per il fratello

Le imposizioni di Antonio Paparo. La sua azienda forniva mezzi e materiale alle ditte che vincevano gli appalti

Un controllo asfissiante, pervasivo: la cosca Gallace di Guardavalle, attivissima sui mercati internazionali del narcotraffico, non ha mai perso di vista il proprio territorio di radicamento. Ogni attività politica, amministrativa, imprenditoriale nel Basso Ionio soveratese, in particolare a Badolato, era strettamente e saldamente nelle mani del potente gruppo ‘ndranghetistico.

È quanto si evince dall’ordinanza cautelare notificata ieri a 44 indagati, di cui 15 ristrette in carcere e 29 ai domiciliari. Quasi l’intera amministrazione comunale di Badolato è stata spazzata via dall’inchiesta, con l’arresto dei suoi principali esponenti, il sindaco Nicola Parretta, il vicesindaco Ernesto Menniti, gli assessori Andrea Bressi e Antonella Giannini, il presidente del Consiglio comunale Maicol Paparo. Proprio suo padre Antonio, imprenditore, era la figura chiave della pesante ingerenza della cosca nella vita amministrativa dell’ente, soprattutto nel redditizio settore degli appalti pubblici.

Nell’ordinanza sono richiamate tutte le circostanze dell’interferenza criminale nell’assegnazione dei lavori da parte del Comune, a partire dall’affidamento dei lavori di sistemazione della pavimentazione stradale alla Pas Menu su indicazione di Paparo. Secondo quanto emerso dalle intercettazioni, il presidente del Consiglio, pur senza averne alcun titolo, avrebbe dovuto indicare al responsabile dell’area tecnica l’impresa a cui affidare i lavori di bitumazione.

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