«Non voglio che vai in posti che non sono consapevoli e… lo fanno con il cuore… perché con la paura non va bene». A parlare così è Domenico Vitale (49 anni), uno dei fiancheggiatori che si è adoperato affinché il boss Cosimo Damiano Gallace, esponente di spicco dell’omonima cosca di Guardavalle, potesse vivere una latitanza dorata, a pochi passi da casa sua, in un bunker a Isca sullo Ionio. Sono 19 le persone indagate per aver agevolato Cosimo Damiano Gallace, Antonio Gallace e Cosmo Leotta a sottrarsi alle ricerche finalizzate all’esecuzione dell’ordine di carcerazione emesso il 25 novembre 2020 emesso dalla Procura generale della Corte d’Appello di Roma, a seguito della sentenza della Corte di Cassazione scaturita dall’indagine “Appia”. Proprio in quella data il boss Gallace, che aspettava l’esito del provvedimento, aveva avvisato Domenico Vitale (56 anni) di avere “cambiato posto” e rispondeva a Francesco Giorgi, che gli chiedeva se ci fossero novità, che non aveva notizie e che probabilmente lo avrebbe saputo più tardi. Giorgi proseguiva nella chat comunicando di essere passato davanti all’ospedale e di aver visto due camionette dei carabinieri in giro, specificando che si trattava dello Squadrone Cacciatori, sottolineando che una delle due si era diretta sul lungomare di Monasterace. In pratica il boss aveva a disposizione una sorta controspionaggio che seguiva le mosse degli inquirenti. Nella notte fra il 24 e il 26 novembre, alla luce del verdetto, Gallace comunicava ai suoi fiancheggiatori di essere ufficialmente un latitante.