Così Parretta e Paparo organizzarono la scalata al Municipio di Badolato
L’ex sindaco e l’imprenditore avevano un rapporto confidenziale
Un rapporto stretto quello fra Nicola Parretta, ormai ex sindaco di Badolato, e l’imprenditore Antonio Paparo, entrambi arrestati la mattina del 29 gennaio scorso, nell’ambito dell’operazione Ostro, condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro e del Ros. Così viene descritto nell’ordinanza, firmata dalla gip Sara Merlini, che ha portato 15 persone in carcere e 29 agli arresti domiciliari. Un rapporto stretto e risalente nel tempo, perché i due erano stati avvistati insieme in orario notturno nella zona marina di Badolato nel 2005 a bordo di un’autovettura. In alcune conversazioni captate nell’estate 2020 traspariva fra i due un tono confidenziale; in un’occasione Paparo aveva invitato Parretta a pranzo, assieme ad altre persone, tra cui quello che sarebbe diventato il futuro vicesindaco Ernesto Menniti, molto vicino allo stesso Parretta. A quell’incontro ne seguirono altri, annotati dagli inquirenti, da gennaio ad aprile 2021. Parretta aveva evidenziato a Paparo che fosse importante farsi vedere in giro insieme a Badolato e aveva iniziato a discutere con lui di alcuni suoi terreni, situati sulla fascia a mare, per i quali l’ex sindaco stava avendo qualche problema. Nell’ordinanza si fa riferimento a una causa in corso fra Parretta e alcune persone di Badolato che, secondo quanto riferito da Paparo, non avevano nessuna intenzione di desistere dalla vertenza instaurata. Nella conversazione con l’imprenditore, Parretta gli faceva presente che lui sarebbe stato capace di risolvere la questione e Paparo, a mo’ di battuta, chiedeva se fosse il caso di “mettere fuoco”. Subito dopo la conversazione si spostava sulle elezioni comunali che si sarebbero tenute dopo l’estate, e i due ritenevano di essere l’unica soluzione per risollevare le sorti del Comune, alla luce della supposta incapacità di altri soggetti a loro politicamente contrapposti. Parretta si diceva sicuro che loro erano l’unica carta che poteva cambiare la situazione a Badolato, in quanto i nomi dei candidati che giravano nell’altra parte politica erano, a suo dire, “sciapi” e “insipidi”, “il vuoto più totale”, “l’incapacità mentale proprio”. Una presunta incapacità che bisognava evitare, perché i dieci anni a venire sarebbero stati determinanti, visto l’arrivo di una pioggia di finanziamenti con il Recovery Fund. Ad amministrare Badolato, secondo i due, avrebbero dovuto essere persone capaci di sfruttare l’occasione.