Il declino delle professioni sanitarie: in Calabria meno domande rispetto ai posti per il corso di medicina generale
Le professioni sanitarie non sono più attrattive come fino a qualche tempo fa. Quella che era una sensazione diffusa, adesso è una (quasi) certezza. Le cifre e i numeri di una tendenza preoccupante sono state messi in fila durante l’audizione avvenuta qualche giorno fa in commissione Affari sociali della Camera da parte della direttrice generale del Ministero della Salute, Mariella Mainolfi e dedicata al riordino delle professioni sanitarie. Le carenze non riguardano solo i medici, ma in generale tutti gli operatori del settore. Dati cristallizzati in un documento consegnato ai deputati e nel quale si attesta come la percentuale dei contratti di formazione in medicina generale andata deserta è pari al 15%. In Calabria, nel 2024 e per la prima volta, si sono registrati meno candidati (54) rispetto ai posti disponibili (55) per l’accesso al corso di formazione di medicina generale. Un fenomeno, quello della carenza di medici di base, peraltro già evidenziato a più riprese dalla Fondazione Gimbe. Tra il 2023 e il 2026 sono 504 i sanitari calabresi che hanno compiuto o compiranno 70 primavere raggiungendo così l’età massima per la pensione (deroghe escluse). Considerando l'età di pensionamento ordinaria di 70 anni e il numero borse di studio per gli anni 2020/2023, nel 2026 il numero dei medici di medicina generale diminuirà di 135 unità rispetto al 2022.
Male anche gli altri indicatori
Ancora peggio va con la percentuale dei contratti di formazione specialistica: qui è andato deserto il 29% del totale dei contratti finanziati con risorse statali per l’anno accademico 2023/2024. Non va bene neanche per gli infermieri dove il rapporto tra domande e chi effettivamente si è iscritto al primo anno d’infermieristica è dello 0,85.
I fattori negativi
«La capacità dei sistemi sanitari – si legge nella documentazione trasmessa alla Commissione - di fornire servizi sanitari e soddisfare le nuove richieste di assistenza dipende fortemente dalla disponibilità di una forza lavoro flessibile, quantitativamente adeguata ed in possesso di competenze aggiornate. Occorre premettere che si può parlare di carenza quando si crea un gap tra domanda ed offerta di professionisti; pertanto, sebbene i dati disponibili sul personale dipendente del Ssn mostrino che dal 2017 al 2022 il personale del ruolo sanitario sia aumentato di circa 27.000 unità, pari a +6% circa in termini percentuali, di cui l’aumento maggiore, di oltre 19.000 unità, è riferito al personale infermieristico, la criticità persiste».