
Sentenza storica quella emessa dal Tribunale di Vibo per un uomo del capoluogo di 56 anni, condannato a 9 anni di reclusione per maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti della moglie.
Una storia di inaudita violenza, protratta per ben 26 anni e caratterizzata da aggressioni fisiche e psicologiche, anche durante le gravidanze. Un quadro agghiacciante: calci, pugni, schiaffi, spinte e continue umiliazioni e vessazioni, anche davanti ai bambini, che in più occasioni avevano anche cercato di intervenire in difesa della madre. Spesso l’uomo era in stato di alterazione alcolica, come la volta in cui cercò di lanciarle addosso una bombola di gas. Oltre alla pena detentiva, è stato altresì interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e sospeso dalla responsabilità genitoriale, nonché da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, alla curatela e all'amministrazione di sostegno; e in stato di interdizione legale durante l'espiazione della pena.
La vittima, impaurita e disperata, aveva più volte provato a lasciare la casa coniugale, ma lui oltre alle minacce telefoniche, l’aveva seguita, monitorando i suoi spostamenti e arrivando addirittura a incendiarle l’auto. Sopraffatta da paura e oppressione la donna aveva stravolto le proprie abitudini di vita; ma, dopo anni di botte, minacce di morte e umiliazioni, ha trovato il coraggio di denunciare, mettendo in moto la macchina della giustizia, e la sensibilità della Procura ha permesso di mettere fine a un incubo.

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