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Agricoltori e pescatori in piazza anche a Crotone. Chiesto lo stato di crisi nazionale

Chiede che Regioni e governo dichiarino lo stato di crisi nazionale per le aziende del settore, il Coordinamento agricoltori e pescatori italiani una cui delegazione ha sfilato questa mattina per le vie di Crotone raggiungendo con alcuni trattori il palazzo municipale in piazza della Resistenza dove ha consegnato al sindaco Vincenzo Voce ed al vicepresidente della Provincia Fabio Manica un documento nel quale sono contenute le rivendicazioni di agricoltori e pescatori calabresi. «Riteniamo che la richiesta dello stato di crisi socioeconomico delle aziende agricole e della pesca debba partire dal basso, dai Comuni e dalle Province nelle quali abbiamo trovato grande accoglienza», dice Luana Guzzetti, coordinatrice del Coapi.

«Chiediamo che il governo nazionale adotti misure straordinarie -per salvare le piccole e medie imprese produttive allevatrici, agricole e della pesca e che la Regione Calabria richieda lo stato di crisi socioeconomica con una declaratoria che lo certifichi comprendendo e documentando le diverse crisi, economiche ma anche sociali ed ambientali», ribadisce.
A Crotone, ma anchein altre città italiane e calabresi, il Coapi sta consegnando ai sindaci e agli amministratori locali la proposta di un atto deliberativo dei rispettivi Comuni rivolto alla Regione e al governo a sostegno delle richieste di agricoltori e pescatori. «Occorrono un piano straordinario e misure straordinarie assunte, come prevedono i trattati comunitari, anche in deroga alle norme ordinarie perchè per l’Italia le aziende agricole e della pesca produttiva sono una risorsa economica, sociale e di tutela ambientale strategica», scrive il Coapi nel documento consegnato agli amministratori.

«Gli atti per consentire le misure straordinarie - si spiega nel documento - sono in capo alle Regioni (che devono documentarle e richiederle) e al governo nazionale che deve assumerle anche contrattandole in Europa». Nel documento si specifica pure che «la crisi non è solo economica, è anche ambientale, sociale e di democrazia». Si cita a tal proposito la crisi climatica che accelera i problemi ambientali, la mancata gestione dei corsi d’acqua che causano alluvioni e frane, le patologie animali che aumentano, la cementificazione che avanza ma anche «la scelta di usare le terre non per coltivare e produrre cibo ma per produrre energie».

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