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Crotone, Eni Rewind nega l’avvio della bonifica: “Non ci sono discariche disponibili”

Crotone, documento di risposta alle sollecitazioni del Ministero. Gli scavi nel sito sarebbero dovuti iniziare lo scorso 20 gennaio. Sollevato il problema su dove abbancare le scorie pericolose che potrebbero affiorare durante i lavori nell’area

Eni Rewind non ci sta ad «avviare immediatamente gli scavi» per rimuovere le scorie non pericolose dall'ex area industriale. Il motivo? Da un lato manca la disponibilità di «discariche alternative a Sovreco» dove conferire i rifiuti pericolosi che potrebbero essere rintracciati durante i lavori; dall'altro non è «certo che nei prossimi mesi sarà possibile ottenere il rilascio delle notifiche transfrontaliere» per ricorrere agli impianti esteri.
Lo scrive la società dell'Eni all'indomani della Conferenza dei servizi decisoria che s'è tenuta martedì scorso a Roma nella sede del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Durante la riunione il direttore generale del Mase, Luca Proietti, ha da un lato sollecitato la multinazionale ad iniziare gli interventi di risanamento ambientale del Sin di Crotone portando via le sostanze non pericolose; e dall’altro ha sospeso l’autorizzazione ad utilizzare il deposito preliminare D15 in regime temporaneo nel quale stoccare i rifiuti pericolosi in attesa di smaltirli nella discarica di Columbra.
Una decisione che è stata contestata dall'amministratore delegato della multinazionale, Paolo Grossi. Secondo il quale - riporta la nota dell'azienda diffusa ieri - l'assenza di certezze «sul se e quando» potranno essere «disponibili discariche per rifiuti pericolosi idonee e capienti per i fabbisogni» del Piano operativo di bonifica, «esporrebbe la società al rischio di commettere il reato di discarica abusiva». Nel momento in cui - prosegue la comunicazione - «i rifiuti pericolosi stoccati nel D15» non venissero «smaltiti entro il termine di legge di 12 mesi» per la mancanza della loro destinazione finale. Allo stesso modo, evidenzia la società che gestisce il sito industriale dismesso, l'apertura del cantiere costituirebbe «un rischio potenziale per la salute e l’ambiente dal momento che rifiuti abbancati da anni in una discarica a suo tempo autorizzata e chiusa con provvedimenti degli enti, sarebbero stoccati a tempo indeterminato in un deposito preliminare».

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