C'è la riapertura del reparto di Medicina nucleare all'ospedale "San Giovanni di Dio"; la dotazione dell'Emodinamica per la diagnosi e curi delle patologie acute cardiovascolari; e una maggiore attenzione per l'assistenza sanitaria territoriale. Sono alcuni elementi contenuti nell'atto aziendale firmato da Antonio Brambilla, il commissario straordinario dell'Asp di Crotone. Il documento, di 26 pagine più allegati, definisce l’organizzazione e il funzionamento dell'Azienda sanitaria provinciale per i prossimi anni. «L’Azienda – scrive il manager che fra qualche giorno potrebbe lasciare essendo la sua proroga in scadenza – promuove lo sviluppo dell’integrazione ospedale territorio attraverso la presa in carico “globale” e “attiva” della persona con i suoi bisogni di salute attraverso strumenti operativi e modalità assistenziali in grado di assicurare la continuità dei percorsi di cura sul territorio». E per fare ciò, sono stati istituiti 5 dipartimenti funzionali: area medica; area chirurgica; emergenza-urgenza; interaziendale materno-infantile; e servizi sanitari. A questi, riporta l'atto, «è assegnata» la risposta ad «una determinata area di bisogni» sia nel caso in cui le Unità operative coinvolte «appartengano a diversi dipartimenti», sia «quando appartengano al medesimo dipartimento strutturale». Infatti, il dipartimento funzionale dovrà «provvedere» ai vari bisogni della «popolazione». Come? «Stimolando – evidenzia il commissario – l’uscita degli specialisti dall’ospedale e la loro messa a disposizione» sul territorio. Sotto i dipartimenti funzionali, figurano i 4 dipartimenti strutturali che comprendono i reparti ospedalieri: prevenzione; salute mentale; territoriale; e ospedaliero. I quai, rimarca Brambilla, hanno il compito di «assicurare il coordinamento degli obiettivi delle Unità operative che lo compongono e delle risorse che esse impiegano». Inoltre, sull'offerta territoriale l'atto aziendale elenca i servizi che l'Asp vuole garantire: l'ospedale di comunità per «svolgere - è sottolineato - una funzione intermedia tra le cure a domicilio e il ricovero ospedaliero con la finalità di evitare ricoveri ospedalieri impropri e di favorire dimissioni protette»; le cure domiciliari allo scopo di effettuare «al domicilio del paziente» le «indagini diagnostiche di semplice esecuzione e di basso contenuto tecnologico»; la riabilitazione e il recupero funzionale per il «recupero della persona nei suoi aspetti funzionali, fisici, cognitivi e psicologici»; la telemedicina per accedere alle «cure nei territori remoti» e gestire le «cronicità»; e l'infermiere di famiglia e comunità che si dovrà occupare di «cure assistenziali verso i pazienti» e di interagire «con tutti gli attori e le risorse presenti nella comunità per rispondere a nuovi bisogni attuali o potenziali».