Posti a sedere insufficienti, pochi microfoni e telefoni, carenze nelle condizioni igienico sanitarie. A distanza di giorni il coordinamento delle Camere penali calabresi torna a parlare della trasferta forzata a Catania dove, spiegano, di aver trovato un’aula bunker inadeguata rispetto ai numeri del maxi processo d’appello Rinascita Scott. Il 19 febbraio si tornerà in udienza ma a Catanzaro, nell’aula bunker di via Paglia. Ma lo spettro di dover riattraversare lo Stretto ancora incombe sui 236 imputati, gli avvocati e i magistrati. La struttura di via Paglia sarebbe praticamente sempre impegnata con poche date disponibili. E per il ritorno nell’aula di Lamezia i tempi sembrano destinati ad allungarsi. Chiusa da ottobre dopo l’alluvione che ha colpito il territorio lametino, la riapertura dell’aula bunker di Fondazione Terina potrebbe slittare fino a maggio. Insomma l’emergenza non è superata. Per questo le Camere penali invitano la Corte d’Appello di Catanzaro a valutare le «aule del nostro territorio attrezzate per i processi a distanza». I penalisti ribadiscono che «la scelta di delocalizzare i processi a Catania è inaccettabile e dannosa». Nel documento si racconta «delle precarie condizioni di agibilità» dell’aula bunker catanese. I penalisti sottolineano l’inadeguatezza delle dotazioni strumentali: «Su 12 file di banchi, ben 7 sono risultate sprovviste di telefoni e 3 finanche di microfoni; nelle restanti file “attrezzate”, invece, appena un microfono ogni 4 persone, due per banco». Ma si evidenzia anche «la carenza delle condizioni igienico-sanitarie».