Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

’Ndrangheta di Cirò, nuovo appello per l’ex maresciallo Carmine Greco: tanti punti da chiarire

Da un lato la Corte d’appello di Catanzaro non ha spiegato se l’impresa boschiva “Fratelli Spadafora srl” di San Giovanni in Fiore, ritenuta contigua alla cosca Farao-Marincola di Cirò, sia stata effettivamente favorita da Carmine Greco. Dall’altro i giudici di secondo grado non hanno «tenuto conto» della «memoria difensiva» depositata per confutare l’accusa mossa all’ex maresciallo dei Carabinieri forestali di omissione nei controlli sui lavori boschivi in Sila. Infine, c’è la fondatezza della contestazione contro la decisione dell’Appello di rigettare la richiesta dell’imputato di riaprire l’istruttoria dibattimentale.
Sono alcune delle «lacune» che il 9 ottobre 2024 hanno indotto la Cassazione ad annullare con rinvio la sentenza della Corte d’appello di Catanzaro che, il 10 novembre 2023, ha condannato il 58enne ex sottoufficiale dell’Arma a 13 anni di carcere per concorso esterno in associazione ’ndranghetista e per rivelazione di segreto istruttorio e favoreggiamento personale aggravati dalla finalità mafiosa. Greco, già comandante della Stazione dei carabinieri di Cava di Melis, finì agli arresti il 7 luglio 2018 nell’ambito di uno stralcio dell'inchiesta “Stige"” della Dda di Catanzaro che smantellò il clan cirotano.
Il militare, secondo gli inquirenti, avrebbe agevolato l’impresa boschiva degli Spadafora e il cartello di aziende a loro vicine. In che modo? Sia per il taglio indiscriminato della legna sull’altopiano silano, sia con l’estromissione dagli appalti delle società concorrenti. Invece, scrive la Suprema Corte nelle motivazioni della sentenza, il giudizio d’appello non ha specificato «se la condotta tenuta nel corso del tempo» dall’ex maresciallo, «ossia gli omessi controlli nei confronti delle imprese del cartello o quelli strumentalmente operati per dissuadere le imprese concorrenti», abbia «avuto una effettiva incidenza sulla conservazione del sodalizio». Ovvero: consentire agli Spadafora «di rafforzare l’egemonia delle loro imprese nel settore boschivo».
Allo stesso modo, osservano gli ermellini, «non è stata spiegata l’appartenenza degli imprenditori che Greco avrebbe favorito al cartello del comparto boschivo» che sarebbe stato egemone in Sila. In quanto, riporta la giudice relatrice Stefania Riccio, non sono «stati acquisiti elementi dimostrativi di una loro intraneità alla ’ndrina di San Giovanni in Fiore».

Digital Edition
Dalla Gazzetta del Sud in edicola

Scopri di più nell’edizione digitale

Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.

Leggi l’edizione digitale
Edizione Digitale

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia