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'Ndrangheta, processo Imponimento. La Dda di Catanzaro: «L’ex assessore Stillitani va condannato»

Impugnata la sentenza di primo grado per 26 persone coinvolte. «Conclamato» l’appoggio elettorale garantito dagli esponenti delle cosche

Francescantonio Stillitani

«È emerso che gli Stillitani si facessero portavoce con i gestori delle strutture turistiche adeguandosi alle richieste in base agli input ricevuti dalle organizzazioni criminali. E tutto ciò non per il quieto vivere o per mantenere gli equilibri preesitenti o ancora per limitare i danni quanto piuttosto per alimentare interessi comuni alle organizzazioni criminali secondo un rapporto di reciproco vantaggio». È quanto scrive la Dda di Catanzaro nelle quasi 500 pagine di appello con cui hanno impugnato la sentenza di primo grado per 26 persone coinvolte nell'inchiesta Imponimento. Alla Corte d'Appello di Catanzaro il procuratore Vincenzo Capomolla e i pm dell'antimafia Antonio De Bernardo e Romano Gallo chiedono di ribaltare la sentenza assolutoria che è stata emessa, tra gli altri, per l'ex assessore regionale Francescantonio Stillitani e suo fratello Emanuele. Sul capo di imputazione relativo al concorso esterno contestato ai due fratelli la Procura sostiene che il Tribunale ha «violato il divieto di parcellizzazione degli elementi, ha commesso un errore di diritto nella valutazione dei presupposti per la configurabilità del cosiddetto concorso esterno, ha commesso un errore di diritto nella valutazione del contributo dei collaboratori, ha commesso errori di fatto e di diritto in relazione all'analisi di ogni specifica vicenda».

Stando ai magistrati della Dda se il Tribunale avesse letto tutti gli elementi offerti dall'accusa avrebbe visto come gli Stillitani nel loro rapporto con i clan Anello e Accorinti «abbiano posto in essere una condotta evidentemente volta a trarre vantaggio da questo rapporto, sfruttando questo rapporto, avvalendosi della forza intimidatrice che deriva da questo rapporto per ottenere singoli favori (appoggio elettorale, danneggiamenti e atti intimidatori anche nei confronti di imprenditori concorrenti) ma soprattutto per ottenere la possibilità di agire indisturbati e di fare i loro affari mantenendo il controllo delle strutture di loro proprietà, nonostante le medesime strutture venissero affidate in gestione a società terze esterne». Per quanto riguarda l'appoggio elettorale che la ndrangheta avrebbe garantito all'ex assessore regionale, la Dda parla di «vicenda conclamata sintomatica dell'avvenuta evoluzione del rapporto tra gli Stillitani e la ndrangheta verso forme evidentemente di tipo collusivo dove all'iniziale assoggettamento si era ormai sostituito un rapporto foriero di reciproci vantaggi». Il tema dell'infiltrazione nella vita politica torna più volte nelle 500 pagine della Dda.

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