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Dalle polemiche per il presunto indebolimento della sede catanzarese dell’Agenzia delle Dogane (poi smentito con i documenti dalla sottosegretaria all’Interno, Wanda Ferro) alla mancanza di chiarezza circa gli investimenti regionali nell’edilizia sanitaria per il capoluogo di cui si legge spesso su queste colonne, il ruolo di Catanzaro continua a percorrere il sentiero intrapreso ormai da circa un ventennio, quello, cioè, della marginalità nello scacchiere politico e istituzionale calabrese.
Tuttavia, l’analisi sull’indebolimento del capoluogo sotto il profilo amministrativo rischia di essere superficiale, addirittura monca se non si considera il contesto in cui molte delle scelte rivelatesi contrarie a Catanzaro sono maturate. Soprattutto, se non si prende in considerazione il momento storico, economico, sociale e demografico italiano e quindi calabrese.
Iniziando da fattori endogeni, Catanzaro ha perso 10mila residenti negli ultimi 20 anni. Un dato che si aggrava se si pensa a quanti, pur avendo mantenuto la residenza in città, vivono fuori di confini comunali o addirittura regionali. Ancora peggio è andata guardando alla popolazione dell’area centrale calabrese. Una contrazione della popolazione porta con sé una riduzione dell’utenza che necessita di determinati servizi e ciò porta sia le amministrazioni locali che lo Stato a riorganizzare uffici e agenzie per adattarsi sia alla sempre necessaria ottimizzazione dei costi di gestione – i soldi nelle casse delle amministrazioni periferiche o centrali sono sempre di meno -, sia all’evoluzione tecnologica che porta sempre più cittadini a utilizzare i servizi digitali.
C’è poi il fattore politico: senza andare a ricercare le cause nella tripartizione della provincia del 1992, è indubbio che Catanzaro abbia sensibilmente ridotto la sua capacità di essere rappresentata sia a livello regionale che a livello nazionale. Un esempio plastico è il numero di consiglieri regionali catanzaresi che siedono a tutt’oggi a Palazzo Campanella: 2 su 31, Filippo Mancuso e Antonello Talerico. Ancora peggio va in Parlamento, con la sola Ferro a rappresentare i Tre Colli. Tale indebolimento nella rappresentanza ha spostato l’asse politico regionale sulla direttrice Cosenza-Reggio Calabria, con la città dello Stretto che si è rafforzata parecchio da quando è stata indicata come Città metropolitana, con tutto ciò che ne consegue in termini di risorse disponibili e possibilità di guidare amministrativamente il proprio hinterland.
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